[English version below]
Sono passate tre settimane dal mio ritorno. Difficile dire ritorno a casa, più che altro un ritorno al punto di partenza.
Il mio ultimo mese in Giappone è stato, in generale, molto felice.
Ho lasciato il mio appartamento con contratto in scadenza e mi sono trasferita nella share house di Tomoko a Sumizome, un quartiere di mini-villette circondate da fiori e attraversato da un fiumiciattolo, il tipo di quartiere che considero più autenticamente giapponese. Tante volte ho pensato che sarebbe meraviglioso comprare una casetta come quelle e viverci con lentezza, magari con un cane, un gatto e un uomo che amo.
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09/05/15
20/10/14
Profumo di kinmokusei, ovvero un autunno impegnativo
Domenica 19 ottobre 2014
Oggi, sorpresa sorpresa, scrivo dall'ufficio del mio nuovo lavoro part-time. Non ho lasciato il Neko Cafè, non temete, ma dopo il periodo di assestamento iniziale ora sono in negozio tre giorni a settimana, mentre il sabato e la domenica ho cominciato a lavorare in un ufficio che offre servizio di custodia bagagli per i turisti che visitano il santuario di Fushimi Inari. Dovesse mai servirvi, si trova vicinissimo alla stazione JR: appena usciti girate a sinistra, e a 50 metri lo trovate sulla destra, aperto dalle 10 alle 17 ogni giorno (fine pubblicità).
Oggi, sorpresa sorpresa, scrivo dall'ufficio del mio nuovo lavoro part-time. Non ho lasciato il Neko Cafè, non temete, ma dopo il periodo di assestamento iniziale ora sono in negozio tre giorni a settimana, mentre il sabato e la domenica ho cominciato a lavorare in un ufficio che offre servizio di custodia bagagli per i turisti che visitano il santuario di Fushimi Inari. Dovesse mai servirvi, si trova vicinissimo alla stazione JR: appena usciti girate a sinistra, e a 50 metri lo trovate sulla destra, aperto dalle 10 alle 17 ogni giorno (fine pubblicità).
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Mini-festival sotto casa |
21/09/14
Aggiornamenti di fine estate
Scrivo dal Neko café, in una domenica mattina azzurra e tiepida. C’è un solo cliente per ora, ma oggi sarà probabilmente una giornata piena, considerato il viavai di turisti intorno al santuario di Fushimi Inari. L’estate è finita. Fa ancora abbastanza caldo durante il giorno, ma la sera e la mattina le temperature si sono abbassate, le cicale non ci sono più, e il canto dei grilli annuncia l’arrivo dell’autunno. Sto ricominciando a percepire i cambi di stagione attraverso gli stessi segni che notano i giapponesi.
Per più di un mese ho latitato dalla pagina Facebook, ho dimenticato di rispondere a mail e commenti, non ho letto nemmeno una volta i blog che seguo, non ho scritto nulla. Onestamente, mi è mancata del tutto la voglia. Però sono viva, ecco.
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Fushimi Inari Taisha, autunno 2013 |
Per più di un mese ho latitato dalla pagina Facebook, ho dimenticato di rispondere a mail e commenti, non ho letto nemmeno una volta i blog che seguo, non ho scritto nulla. Onestamente, mi è mancata del tutto la voglia. Però sono viva, ecco.
14/08/14
Chissà com’è lavorare in un Neko Café? // I wonder how it's like to work at a Neko Café
[English version below]
Qualche tempo fa, chissà se vi ricordate, avevo accennato a un lavoro part-time. L’attesa è stata più lunga del previsto, ma ci siamo.
Qualche tempo fa, chissà se vi ricordate, avevo accennato a un lavoro part-time. L’attesa è stata più lunga del previsto, ma ci siamo.
27/07/14
Kyoto nascosta #5: Ishiyama-dera
A Kyoto è arrivata l’estate, quella stagione appiccicosa durante la quale appena usciti dalla doccia ne servirebbe subito un’altra, e andare in bici è come pedalare all'interno di un altoforno. Pur non invidiando i numerosi turisti che arrancano per le strade, più simili a un esercito di zombie stremati che ad allegre famigliole in vacanza, mi sono fatta forza e ho deciso di andare a vedere un tempio che per me ha un significato speciale, ma di cui l’anno scorso avevo rimandato la visita all’infinito – e come capita spesso quando si procrastinano le cose, non ci ero andata per nulla.
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San-mon, l'ingresso principale al tempio |
21/07/14
How can you mend a broken heart?
Ieri pedalavo come una furia sulla strada che percorro ogni giorno per andare a scuola, ma la luce dorata delle cinque del pomeriggio si rifletteva nelle pozzanghere lasciate dagli acquazzoni delle ore precedenti, e Kyoto sembrava volersi far perdonare qualcosa. Non è colpa sua se ogni angolo fa male, e se dopo essermi affannata a costruire bei ricordi per mesi, l’anno scorso, ho scoperto ora quanto questa possa essere un’arma a doppio taglio.
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Byōdō-in, Uji |
02/07/14
Il mio secondo primo post dal Giappone
Eccomi qui, sana e salva, giunta a destinazione da un paio di giorni.
Questo arrivo è stato strano, diverso da come lo immaginavo. Mi aspettavo che Kyoto mi avrebbe accolta a braccia aperte, la figliola prodiga torna a casa, ammazziamo il vitello grasso e festeggiamo per giorni e giorni, invece ha fatto un po’ l’offesa, come se si fosse stizzita per la mia prolungata assenza. La prima sera nella mia casa, la stessa in cui ho vissuto lo scorso anno, mentre faticavo ad addormentarmi a causa del jet lag, mi sono sentita sola. In fin dei conti questa città ora è in qualche modo l’involucro vuoto di tante esperienze e conoscenze, di tanti incontri che non si ripeteranno. Sì lo so che conoscerò altre persone, e ne sono impaziente, ma nemmeno se fossi un’inguaribile ottimista (e non lo sono) crederei di poter avere la stessa fortuna per due volte di seguito.
Questo arrivo è stato strano, diverso da come lo immaginavo. Mi aspettavo che Kyoto mi avrebbe accolta a braccia aperte, la figliola prodiga torna a casa, ammazziamo il vitello grasso e festeggiamo per giorni e giorni, invece ha fatto un po’ l’offesa, come se si fosse stizzita per la mia prolungata assenza. La prima sera nella mia casa, la stessa in cui ho vissuto lo scorso anno, mentre faticavo ad addormentarmi a causa del jet lag, mi sono sentita sola. In fin dei conti questa città ora è in qualche modo l’involucro vuoto di tante esperienze e conoscenze, di tanti incontri che non si ripeteranno. Sì lo so che conoscerò altre persone, e ne sono impaziente, ma nemmeno se fossi un’inguaribile ottimista (e non lo sono) crederei di poter avere la stessa fortuna per due volte di seguito.
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Hamad International Airport, Doha |
05/05/14
The Cave e altri ricordi
Colonna sonora per la lettura: The Cave – Mumford & Sons; Everytime – Britney Spears
Da sempre sono ossessionata dall’idea di dimenticare, scrivo diari, mi appunto sensazioni sul retro degli scontrini per non perdere pezzi di me. Col tempo, ho imparato a ricostruire i ricordi in modo tanto convincente da riuscire a ignorare che sono parte del passato. Non è un’abilità sana né invidiabile, me ne rendo conto. Il Giappone, soprattutto dall’estate in poi, è stato l’unico momento della mia vita in cui ho vissuto soltanto nel presente, in un edonismo emotivo sfrenato nel quale non esistevano più ieri né domani.
Come ho letto in questo post bellissimo, ci sono ricordi che aprono mondi. Sono così vividi e reali che basta chiudere un attimo gli occhi per avere l’illusione di essere proprio lì, immersa di nuovo in quel mondo parallelo – non era lo stesso in cui sto vivendo ora, ne sono certa, e quasi vorrei continuare a tenerli serrati all’infinito. Di più, sono punti di partenza da cui ricostruire qualcosa. Potrei pensarci per ore e giorni, trovarne altri mille, ma per ora queste sono le mie capsule del tempo.
But I will hold on hope and I won’t let you choke on the noose around your neck
And I’ll find strenght in pain and I will change my ways, I’ll know my name as it’s called again
Da sempre sono ossessionata dall’idea di dimenticare, scrivo diari, mi appunto sensazioni sul retro degli scontrini per non perdere pezzi di me. Col tempo, ho imparato a ricostruire i ricordi in modo tanto convincente da riuscire a ignorare che sono parte del passato. Non è un’abilità sana né invidiabile, me ne rendo conto. Il Giappone, soprattutto dall’estate in poi, è stato l’unico momento della mia vita in cui ho vissuto soltanto nel presente, in un edonismo emotivo sfrenato nel quale non esistevano più ieri né domani.
Come ho letto in questo post bellissimo, ci sono ricordi che aprono mondi. Sono così vividi e reali che basta chiudere un attimo gli occhi per avere l’illusione di essere proprio lì, immersa di nuovo in quel mondo parallelo – non era lo stesso in cui sto vivendo ora, ne sono certa, e quasi vorrei continuare a tenerli serrati all’infinito. Di più, sono punti di partenza da cui ricostruire qualcosa. Potrei pensarci per ore e giorni, trovarne altri mille, ma per ora queste sono le mie capsule del tempo.
11/04/14
San Luca vs. Kyoto Tower
Ogni bolognese, scorgendo San Luca all’orizzonte, sa di essere tornato a casa. Una mattina di settembre sono sgattaiolata fuori mentre Dan e Simon giocavano a Beyond: Two souls (da dieci ore consecutive) e mi sono rifugiata in una libreria davanti alla stazione di Shijo-Omiya a fare 立ち読み tachiyomi, leggere stando in piedi libri che non compreremo mai. Ho trovato un libro sui colori dell’Italia e quando, sfogliandolo distrattamente, mi sono trovata davanti una foto del santuario, ho sentito nostalgia per la prima volta dopo tanto tempo.
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La sagoma di San Luca |
17/03/14
Recensione: Uchōten Kazoku
A Kyoto, antica capitale del Giappone, umani, tanuki e tengu convivono tra alti e bassi, ognuno occupando una diversa posizione nella scala sociale. Gli umani vivono e lavorano nelle città, i tengu volano e sono padroni dei cieli, mentre i tanuki scorrazzano sulla terra, prendendo l’aspetto di esseri viventi e oggetti inanimati a loro piacere. Yasaburo Shimogamo, terzogenito di una famiglia di tanuki che abita presso l’omonimo santuario, intrattiene rapporti sia col tengu Akadama-sensei che con l’umana Benten, fungendo da ponte tra i tre mondi.
13/03/14
Mancanze
So make your siren's callIl Giappone mi manca, ma non tanto quanto pensassi. Intendiamoci, non c’è giorno in cui non vorrei svegliarmi con la musichetta del furgoncino della carta da riciclare (se solo l’avessi registrata!), inforcare la mia fedele bici Tetsuo e filare giù per Senbon dori. Ora poi, che gli ume colorano il Kitano Tenman-gu di rosa e bianco, e i sakura si preparano per avvolgere la città coi loro petali leggeri, non c’è nessun altro posto al mondo in cui vorrei trovarmi.
And sing all you want
I will not hear what you have to say
Cause I need freedom now
And I need to know how
To live my life as it's meant to be
03/02/14
Kyoto nascosta 1.3: la parata dei demoni

Hyakki Yagyō 百鬼夜行 (Parata notturna dei cento demoni) fa parte del folklore giapponese e ricorda un episodio risalente al periodo Heian (794-1185): durante un ciclo di "grandi pulizie" in città, gli uomini buttarono via tutti gli oggetti vecchi, ritenuti ormai inutili. Questi però, offesi e infuriati, si trasformarono in yōkai e entrarono nella città attraverso Ichijō-dōri, terrorizzando gli esseri umani.
Una notte all'anno decine di persone in abiti mostruosi e coloratissimi sfilano per Ichijō-dōri, spaventando i piccini e divertendo i grandi, mentre tutto intorno il mercato delle pulci e le numerose bancarelle di cibo da strada fanno affari d'oro.
Oltre ad essere un'occasione per rendere vivace una via altrimenti piuttosto tranquilla e frequentata solo da chi abita nei paraggi, l'evento è una vera festa di strada, con musica, costumi bellissimi e un'esuberanza rara in Giappone.
13/01/14
Kyoto nascosta #4: Takao
Dopo tanto tempo tornano i post sulla Kyoto nascosta, quella che difficilmente scoprirete durante una visita di pochi giorni. Ho ancora tanti luoghi da farvi scoprire, luoghi che riemergono man mano che riguardo e sistemo le migliaia di foto che ho scattato in Giappone.
Takao san 高尾山 (Monte Takao), un'area montuosa a un'ora di autobus dal centro di Kyoto, non si può a rigore definire un luogo "nascosto", ma sono pochi i turisti stranieri che si spingono fino a lì - fa eccezione forse il periodo autunnale.
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Verso il Jingo-ji |
06/01/14
Dieci, pt. 2 - La busta gialla
Sono passati dieci giorni da quando sono tornata in Italia.
La mia vita qui è tutta da rifare. L'ho smantellata pezzo per pezzo e ora bisogna che reinventi il mio futuro, un futuro molto diverso da quello che immaginavo un anno fa.
Il Giappone è rimasto rinchiuso nella sua bolla, mi sembra sia stato un sogno lungo e bellissimo. Kyoto ancora non mi manca come credevo, anche se non c'è altro luogo al mondo in cui vorrei essere con così tanta urgenza. Le persone, invece, mi mancano da morire.
La mia vita qui è tutta da rifare. L'ho smantellata pezzo per pezzo e ora bisogna che reinventi il mio futuro, un futuro molto diverso da quello che immaginavo un anno fa.
Il Giappone è rimasto rinchiuso nella sua bolla, mi sembra sia stato un sogno lungo e bellissimo. Kyoto ancora non mi manca come credevo, anche se non c'è altro luogo al mondo in cui vorrei essere con così tanta urgenza. Le persone, invece, mi mancano da morire.
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Kamogawa, ultima notte a Kyoto |
16/12/13
Dieci
Are you ok? You look like you're about to cry.
Tra dieci giorni lascerò Kyoto. Ho una paura folle del momento in cui salirò sull'aereo, del male che farà andare via senza sapere quando potrò tornare.
Mi pare che il tempo sia volato, ma se mi guardo indietro c'è così tanta vita alle mie spalle, come se fossero trascorsi anni dal mio arrivo.
Ho passato gli ultimi tre mesi a studiare senza quasi un attimo di respiro per il JLPT. Avrei voluto scrivere della calda, lunghissima estate durata fino a metà ottobre, della partenza di Miguel e Dennis e delle lacrime versate, dei due meravigliosi film Ghibli, di tutte le gite, dei posti che ho visitato, dei festival e di molte altre cose facendo uso strabordante di superlativi, e comunque non sarebbe stato sufficiente a esprimere il senso di felicità quasi opprimente che ha pervaso alcune giornate, facendomi temere che il mio cuore sarebbe esploso.
A essere onesti, studiare così tanto senza darmi tregua, a volte senza vedere i miglioramenti che cercavo, è stato fonte di molto, moltissimo stress. Ancora non so come sia andato il test, ma ho dato tutto quello che potevo, e almeno posso dire che non avrò rimpianti per non aver fatto abbastanza.
Tra dieci giorni lascerò Kyoto. Ho una paura folle del momento in cui salirò sull'aereo, del male che farà andare via senza sapere quando potrò tornare.
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Kitano Tenman-gu |
Ho passato gli ultimi tre mesi a studiare senza quasi un attimo di respiro per il JLPT. Avrei voluto scrivere della calda, lunghissima estate durata fino a metà ottobre, della partenza di Miguel e Dennis e delle lacrime versate, dei due meravigliosi film Ghibli, di tutte le gite, dei posti che ho visitato, dei festival e di molte altre cose facendo uso strabordante di superlativi, e comunque non sarebbe stato sufficiente a esprimere il senso di felicità quasi opprimente che ha pervaso alcune giornate, facendomi temere che il mio cuore sarebbe esploso.
A essere onesti, studiare così tanto senza darmi tregua, a volte senza vedere i miglioramenti che cercavo, è stato fonte di molto, moltissimo stress. Ancora non so come sia andato il test, ma ho dato tutto quello che potevo, e almeno posso dire che non avrò rimpianti per non aver fatto abbastanza.
12/08/13
Quanto vivono le cicale?
I can't believe I'm here and that I don't fear tomorrow anymore. I think we might be headed for a great time.
So look at me, tell me what you see and give me a left cheek kiss.
If this is not called happiness I don't know what it is.
So take a deep breath, tell me what you smell. I smell a good time in my life.
If this is not called happiness I don't know what it is.
久しぶり. Da quanto tempo.
L'estate di Kyoto, la famigerata estate di Kyoto, è nel suo pieno. Pare sia una delle più calde degli ultimi anni, ma temevo peggio. Resisto stoicamente senza accendere quasi mai l'aria condizionata, perché la odio e preferisco tenere la finestra aperta e ascoltare le cicale che friniscono senza sosta.
In questi giorni ho iniziato a trovarne alcune morte per terra, e quando ho chiesto a Tomoko quanto vivranno ancora mi ha risposto "Circa una settimana". Non sono pronta per la morte delle cicale. Non sono pronta per la fine di questa estate.
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Cicala vicino al Kibune-jinja |
16/07/13
Kyoto nascosta#3: le ortensie di Fujinomori jinja
Come ormai sapete, dato che ve l'ho ripetuto un milioncino di volte almeno, in Giappone ogni periodo dell'anno ha i suoi fiori, e per ogni fiore che sboccia c'è un tempio o un santuario che si fa bello e colorato.
Durante la stagione delle piogge, in giugno, sono le ortensie (nome scientifico Hydrangea perché, come mi ha spiegato Clyo, hanno appunto bisogno di tanta acqua) a tingere i giardini di blu, rosa e viola.
Giugno non è certamente il mese migliore per un viaggio in Giappone, ma se aveste la possibilità di visitare il suolo nipponico solo in questo periodo non scoraggiatevi, anche sotto la pioggia le città mantengono il loro fascino.
Durante la stagione delle piogge, in giugno, sono le ortensie (nome scientifico Hydrangea perché, come mi ha spiegato Clyo, hanno appunto bisogno di tanta acqua) a tingere i giardini di blu, rosa e viola.
Giugno non è certamente il mese migliore per un viaggio in Giappone, ma se aveste la possibilità di visitare il suolo nipponico solo in questo periodo non scoraggiatevi, anche sotto la pioggia le città mantengono il loro fascino.
08/07/13
Kyoto nascosta #2: Daruma-dera
Da un po' di tempo mi proponevo di andare a vedere questo piccolo tempio, situato in una zona per nulla turistica e non semplicissimo da trovare per un viaggiatore di passaggio. Ne avevo letto su Kyoto Style, un blog molto interessante scritto da una guida giapponese che vive proprio a Kyoto, lettura preziosa per chiunque voglia viaggiare da queste parti e cerchi i consigli di qualcuno che davvero conosce la città, anche i suoi angoli più particolari.
Situato a nord-est dell'incrocio tra Marutamachi-dori e Nishinokyo-dori, il tempio si chiama in realtà Hōrin-ji 法輪寺, ma è stato ribattezzato Daruma-dera 達磨寺 per il gran numero di bambole Daruma - oltre 8000 - che i fedeli hanno regalato al tempio e sono ora conservate nel Darumado, una sala del complesso.
Le bambole Daruma, figurine senza gambe e braccia e con gli occhi bianchi, rappresentano Bodhidharma (in giapponese appunto Daruma), fondatore dello Zen. Per tradizione si usa esprimere un desiderio dipingendo con inchiostro nero uno degli occhi, e se si dovesse realizzare si dipingerà anche la seconda pupilla.
Oltre all'edificio contenente un'infinità di bambole, dalle forme e dimensioni più diverse, prestate attenzione alle onigawara 鬼瓦, le tegole decorative, anche loro dedicate a Daruma.
Situato a nord-est dell'incrocio tra Marutamachi-dori e Nishinokyo-dori, il tempio si chiama in realtà Hōrin-ji 法輪寺, ma è stato ribattezzato Daruma-dera 達磨寺 per il gran numero di bambole Daruma - oltre 8000 - che i fedeli hanno regalato al tempio e sono ora conservate nel Darumado, una sala del complesso.
Le bambole Daruma, figurine senza gambe e braccia e con gli occhi bianchi, rappresentano Bodhidharma (in giapponese appunto Daruma), fondatore dello Zen. Per tradizione si usa esprimere un desiderio dipingendo con inchiostro nero uno degli occhi, e se si dovesse realizzare si dipingerà anche la seconda pupilla.
Oltre all'edificio contenente un'infinità di bambole, dalle forme e dimensioni più diverse, prestate attenzione alle onigawara 鬼瓦, le tegole decorative, anche loro dedicate a Daruma.
02/07/13
Il primo Noh non si scorda mai
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Lo shite di Kiyotsune |
Non è stata una "prima volta" soltanto per me: sabato 29 giugno il dr. Diego Pellecchia è stato il primo italiano nella storia del Noh a interpretare lo shite (protagonista) in un Noh completo. Sono stata felice di avere avuto la possibilità di assistere a questa messa in scena di Kiyotsune, a suo modo un momento che entra a fare parte della storia delle relazioni tra i due paesi che per me sono "casa".
Pur parlando da profana, totalmente a digiuno di termini di paragone, l'interpretazione mi ha lasciato una profonda impressione. Forse la mia recente tendenza a empatizzare mi ha fatto immaginare come dovesse sentirsi l'attore, e di conseguenza mi sono emozionata più di quanto credessi.
Devo dire che non sapevo esattamente cosa aspettarmi, se l'esperienza mi sarebbe piaciuta, se mi sarei addormentata - come tanti giapponesi - dopo dieci minuti. La mia conoscenza del Noh si limita alla teoria, ai testi che ho letto mentre scrivevo la tesi sulla mia amata Rokujō, e sapevo per certo che non sarei stata nemmeno in grado di comprendere i dialoghi.
10/06/13
Io e Miroku
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Miroku Bosatsu del Kōryū-ji |
Il Kōryū-ji è il tempio più antico di Kyoto, fondato nel 603. Il complesso è stato distrutto e ricostruito più volte, ma il Kōdō - datato 1165 - rimane comunque il più antico edificio della città.
Il tempio in sé non è tra quelli che ammaliano il visitatore, ha un aspetto semplice e la vegetazione quasi nasconde alcune delle strutture. La vera meraviglia del Kōryū-ji, però, è preservata all'interno dello Shin-Reihōden: si tratta del primo Tesoro nazionale del Giappone, registrato come tale il 9 giugno 1951 (e mi rendo conto solo ora di essere andata a vederlo, del tutto casualmente, proprio nell'anniversario di quel giorno).
Il Miroku Bosatsu del Kōryū-ji (Hōkan Miroku 宝冠弥勒), di probabili origini coreane, è un'opera che mi ha lasciata a bocca aperta dalla prima volta in cui l'ho vista, durante la preparazione di un bellissimo esame di Storia dell'arte del Giappone.
Forse proprio per questo mi sono decisa ad andare a vederlo solo ora. Per paura di rimanere delusa, dopo averlo adorato dal primo istante. Mi rendo conto che ne parlo come di una persona in carne e ossa, ma per me in fondo è quasi come se lo fosse. Se credessi in qualche cosa, lui sarebbe la Madonna a cui offrire i miei voti.
Per la cronaca, Miroku è il nome giapponese per il sanscrito Maitreya, ovvero il Buddha del futuro.
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