21/07/14

How can you mend a broken heart?

Ieri pedalavo come una furia sulla strada che percorro ogni giorno per andare a scuola, ma la luce dorata delle cinque del pomeriggio si rifletteva nelle pozzanghere lasciate dagli acquazzoni delle ore precedenti, e Kyoto sembrava volersi far perdonare qualcosa. Non è colpa sua se ogni angolo fa male, e se dopo essermi affannata a costruire bei ricordi per mesi, l’anno scorso, ho scoperto ora quanto questa possa essere un’arma a doppio taglio.

Byōdō-in, Uji


Stavo andando al compleanno di Tomoko, e dentro di me c’era quell’aspettativa incosciente che a volte non si riesce a evitare, nonostante si sappia già che verrà disillusa. Com’era vuota, infatti, la sua piccola utilitaria bianca, pur con cinque persone a bordo.


Negli ultimi mesi mi è capitato di venire in contatto, forse per caso o forse per affinità inconscia, con persone in un modo o nell’altro legate a Kyoto e che hanno avuto di recente il cuore infranto. Anche loro sono passate attraverso una sfilza di fallimenti emotivi, e ascoltarsi a vicenda è facile, un po’ perché sembra di sentire una storia familiare, e un po’ perché se si è in due a provare le stesse cose ci si sente un po’ meno sole, o patetiche. Tutte sbuffiamo al pensiero di chi dice che dovremmo essere felici solo perché siamo in Giappone. Come se esistesse una Terra Promessa su questo mondo.

Gion matsuri


Però è il compleanno di Tomoko, e bisogna che tiri fuori il sorriso della festa e le trasmetta la gioia di essere insieme a lei e la gratitudine per quell’abbraccio pieno di affetto e preoccupazione. 大丈夫よ, va tutto bene. Manca qualcuno, ma va tutto bene. C’è una bimba adorabile che vince la timidezza e viene a giocare con me, mi insegna canzoncine e mi chiede di parlarle in inglese. C’è un signore che fa il lavoro del protagonista di quel film meraviglioso che è Okuribito, e anche se a volte per questo è trattato con freddezza dalla gente non se ne cura. Ci sono tante persone che scherzano, ridono, e io riesco a capire le loro battute e anche se vengo da un altro lato del mondo mi sento parte di quella scena.
Sembra che abbia trovato un lavoro part-time, ma ve ne parlo un altro giorno.

6 commenti:

  1. wow! curiosissima di sapere di più sul lavoro! :)

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    1. Spero che la cosa vada in porto, è un lavoro che credo ti piacerebbe tantissimo. :)

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  2. Leggendo il tuo post mi sembra di capire che il punto interrogativo sia diventato un punto e basta. Peccato anche se spero di sbagliarmi e di aver frainteso. Se invece ci avessi preso, beh vedi di farlo diventare un punto e a capo.
    Una riga sotto e si ricomincia. Non sarà facile e farà male, dannatamente male, ma un passetto alla volta ce la farai e non sarai mai patetica, ricordalo!
    Di terre promesse non ce ne sono; ci sono terre nostre in cui è più facile vivere e affrontare le sfide, tutto qui.
    Facci sapere presto del lavoro che sono moooolto curiosa! ;)

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    1. Qualcosa del genere, sì, anche se ci sono persone che non possono mai diventare davvero un punto e basta. Per ora salto una pagina e vado avanti a scrivere. :)
      Non so se qui sia in qualche modo più facile affrontare le cose, però come mi diceva un'amica pochi giorni fa è meglio sentirsi soli dall'altra parte del mondo, in un certo senso.
      Sul lavoro spero di potervi dire tutto a breve, anche perché sono certa che sarà un post che riscuoterà successo!

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  3. Io trovai l'amore vero - quello senza lo sbuffo interrogativo a mo' di pennacchio e in questo stesso paese complicato - dopo una bella collezione di amori sbagliati. E sono CERTA che non lo avrei riconosciuto se non avessi sofferto prima tanto.

    Ti abbraccio forte,

    Laura

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    1. Laura, grazie davvero per le tue parole.
      Va bene così, delle volte vale la pena di sbatterci la testa.

      Un abbraccio a te.

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