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26/02/15

Quasi una storia d’amore // Almost a love story

‘It was, he says, an intensity of passion such as to startle the world, and perhaps for that very reason it was fated to be brief’ (The Paulownia Court, The Tale of Genji)

[English version below]
Quando iniziai a scrivere questo blog, ormai tre anni e mezzo fa, mi fu suggerito un titolo che richiamava il meraviglioso Comrades: Almost a Love Story di Peter Chan, e lo adottai senza pensarci troppo su. A distanza di tanto tempo mi rendo conto che non avrebbe potuto esserci scelta più azzeccata.

Snowy Arashiyama


06/12/14

Essere donne in Giappone

Il Giappone, diciamocelo, non è il Paese migliore del mondo per le donne. Giusto per stroncare sul nascere eventuali commenti superflui, è ovvio che nemmeno l'Italia lo sia. Lungi da me l'intenzione di snocciolarvi dati statistici, vorrei parlare della mia percezione a riguardo e di alcune conclusioni a cui sono giunta tramite esperienza diretta.

Arashiyama, yukata

29/11/14

Le insidie del ganbatte

Nature’s first green is gold,
Her hardest hue to hold.
Her early leaf’s a flower;
But only so an hour.
Then leaf subsides to leaf.
So Eden sank to grief,
So dawn goes down to day.
Nothing gold can stay.

Non mi faccio viva da più di un mese. Non è stato un mese dei più facili e non so bene da dove iniziare a raccontarlo.

Intanto, mi spiace deludervi, ma ho rinunciato al lavoro all'izakaya. Non è affatto il posto che molti di voi avevano immaginato. Ho provato una domenica sera, dopo la chiusura dell'ufficio di custodia bagagli, e ho capito che dodici ore di seguito (oltre a non essere legali col visto studentesco) non le reggo. Ci sono anche altre ragioni per cui non mi sento a mio agio lì, ma di questo parlerò in un post ad argomento completamente diverso che ho in mente da un po'.

Cosmos at Kameoka
Cosmos, i fiori con cui si fa hanami in autunno

20/10/14

Profumo di kinmokusei, ovvero un autunno impegnativo

Domenica 19 ottobre 2014

Oggi, sorpresa sorpresa, scrivo dall'ufficio del mio nuovo lavoro part-time. Non ho lasciato il Neko Cafè, non temete, ma dopo il periodo di assestamento iniziale ora sono in negozio tre giorni a settimana, mentre il sabato e la domenica ho cominciato a lavorare in un ufficio che offre servizio di custodia bagagli per i turisti che visitano il santuario di Fushimi Inari. Dovesse mai servirvi, si trova vicinissimo alla stazione JR: appena usciti girate a sinistra, e a 50 metri lo trovate sulla destra, aperto dalle 10 alle 17 ogni giorno (fine pubblicità).

Matsuri
Mini-festival sotto casa

14/10/14

Giorno 2: Monte Takao e un incontro italiano ad Asakusa

Saluto Yokohama senza troppi struggimenti e sul treno che mi riporta a Shibuya penso al da farsi. Ho una lista di alcuni posti che vorrei vedere nella capitale, ma il richiamo della foresta è più forte: si va sul Monte Takao.

Yakuoin

06/10/14

Giorno 1: Yokohama, almeno c'è il mare

Come promesso, ecco la prima puntata del diario di viaggio.

Yokohama manhole
Tombino a Yokohama

Arrivo alla Stazione di Tokyo alle 7, una combinazione spazio-temporale alquanto sfavorevole: a quest’ora la città è ancora mezza addormentata, e qui ci sono uffici e poco altro. Circondata da ogni lato da tailleur e completi gessati, decido di prendere la metro per Omotesando e da lì camminare fino a Shibuya (da dove prenderò il treno per Yokohama) per ammazzare il tempo. Mi fermo a fare colazione da Starbucks, così posso accedere a internet e verificare per l’ennesima volta dove devo andare/come ci arrivo (sai mai che abbiano cambiato tutto nel giro di una notte) mentre mi faccio la mia dose mattutina di cioccolata.

03/10/14

Hitoritabi: in viaggio da sola

Seduta in un localino delizioso a Shimokita, sorseggiando il più buon Cassis Orange di sempre, mi appunto sull’agenda le impressioni di questo viaggio che sta per concludersi. Hitoritabi 一人旅, viaggio in solitaria, per la prima volta in vita mia.

Cassis orange

Dopo aver scritto della tristezza di andare in giro da soli quando non c’è alternativa ho avuto una folgorazione e mi sono detta “Sai cosa? Io ora mi prenoto un bus notturno e la smetto di stare in casa a piagnucolare, che la possibilità di girare il Giappone ora ce l’ho, ma poi chissà”. Tempo due giorni, zaino in spalla e le mie prime scarpe da trekking ai piedi ero in partenza, direzione Tokyo.

21/09/14

Aggiornamenti di fine estate

Scrivo dal Neko café, in una domenica mattina azzurra e tiepida. C’è un solo cliente per ora, ma oggi sarà probabilmente una giornata piena, considerato il viavai di turisti intorno al santuario di Fushimi Inari. L’estate è finita. Fa ancora abbastanza caldo durante il giorno, ma la sera e la mattina le temperature si sono abbassate, le cicale non ci sono più, e il canto dei grilli annuncia l’arrivo dell’autunno. Sto ricominciando a percepire i cambi di stagione attraverso gli stessi segni che notano i giapponesi.

fushimi inari taisha
Fushimi Inari Taisha, autunno 2013

Per più di un mese ho latitato dalla pagina Facebook, ho dimenticato di rispondere a mail e commenti, non ho letto nemmeno una volta i blog che seguo, non ho scritto nulla. Onestamente, mi è mancata del tutto la voglia. Però sono viva, ecco.

27/07/14

Kyoto nascosta #5: Ishiyama-dera

A Kyoto è arrivata l’estate, quella stagione appiccicosa durante la quale appena usciti dalla doccia ne servirebbe subito un’altra, e andare in bici è come pedalare all'interno di un altoforno. Pur non invidiando i numerosi turisti che arrancano per le strade, più simili a un esercito di zombie stremati che ad allegre famigliole in vacanza, mi sono fatta forza e ho deciso di andare a vedere un tempio che per me ha un significato speciale, ma di cui l’anno scorso avevo rimandato la visita all’infinito – e come capita spesso quando si procrastinano le cose, non ci ero andata per nulla.

Ishiyama-dera
San-mon, l'ingresso principale al tempio

21/07/14

How can you mend a broken heart?

Ieri pedalavo come una furia sulla strada che percorro ogni giorno per andare a scuola, ma la luce dorata delle cinque del pomeriggio si rifletteva nelle pozzanghere lasciate dagli acquazzoni delle ore precedenti, e Kyoto sembrava volersi far perdonare qualcosa. Non è colpa sua se ogni angolo fa male, e se dopo essermi affannata a costruire bei ricordi per mesi, l’anno scorso, ho scoperto ora quanto questa possa essere un’arma a doppio taglio.

Byōdō-in, Uji


02/07/14

Il mio secondo primo post dal Giappone

Eccomi qui, sana e salva, giunta a destinazione da un paio di giorni.

Questo arrivo è stato strano, diverso da come lo immaginavo. Mi aspettavo che Kyoto mi avrebbe accolta a braccia aperte, la figliola prodiga torna a casa, ammazziamo il vitello grasso e festeggiamo per giorni e giorni, invece ha fatto un po’ l’offesa, come se si fosse stizzita per la mia prolungata assenza. La prima sera nella mia casa, la stessa in cui ho vissuto lo scorso anno, mentre faticavo ad addormentarmi a causa del jet lag, mi sono sentita sola. In fin dei conti questa città ora è in qualche modo l’involucro vuoto di tante esperienze e conoscenze, di tanti incontri che non si ripeteranno. Sì lo so che conoscerò altre persone, e ne sono impaziente, ma nemmeno se fossi un’inguaribile ottimista (e non lo sono) crederei di poter avere la stessa fortuna per due volte di seguito.

Hamad International Airport, Doha

16/12/13

Dieci

Are you ok? You look like you're about to cry.

Tra dieci giorni lascerò Kyoto. Ho una paura folle del momento in cui salirò sull'aereo, del male che farà andare via senza sapere quando potrò tornare.

Kitano Tenman-gu
Kitano Tenman-gu
Mi pare che il tempo sia volato, ma se mi guardo indietro c'è così tanta vita alle mie spalle, come se fossero trascorsi anni dal mio arrivo.
Ho passato gli ultimi tre mesi a studiare senza quasi un attimo di respiro per il JLPT. Avrei voluto scrivere della calda, lunghissima estate durata fino a metà ottobre, della partenza di Miguel e Dennis e delle lacrime versate, dei due meravigliosi film Ghibli, di tutte le gite, dei posti che ho visitato, dei festival e di molte altre cose facendo uso strabordante di superlativi, e comunque non sarebbe stato sufficiente a esprimere il senso di felicità quasi opprimente che ha pervaso alcune giornate, facendomi temere che il mio cuore sarebbe esploso.
A essere onesti, studiare così tanto senza darmi tregua, a volte senza vedere i miglioramenti che cercavo, è stato fonte di molto, moltissimo stress. Ancora non so come sia andato il test, ma ho dato tutto quello che potevo, e almeno posso dire che non avrò rimpianti per non aver fatto abbastanza.

12/08/13

Quanto vivono le cicale?

I can't believe I'm here and that I don't fear tomorrow anymore. I think we might be headed for a great time.
So look at me, tell me what you see and give me a left cheek kiss.
If this is not called happiness I don't know what it is.
So take a deep breath, tell me what you smell. I smell a good time in my life.
If this is not called happiness I don't know what it is.

久しぶり. Da quanto tempo.

L'estate di Kyoto, la famigerata estate di Kyoto, è nel suo pieno. Pare sia una delle più calde degli ultimi anni, ma temevo peggio. Resisto stoicamente senza accendere quasi mai l'aria condizionata, perché la odio e preferisco tenere la finestra aperta e ascoltare le cicale che friniscono senza sosta.
In questi giorni ho iniziato a trovarne alcune morte per terra, e quando ho chiesto a Tomoko quanto vivranno ancora mi ha risposto "Circa una settimana". Non sono pronta per la morte delle cicale. Non sono pronta per la fine di questa estate.

Japanese cicada
Cicala vicino al Kibune-jinja
Le sere a guardare i fuochi artificiali a bocca aperta, il verde brillante delle risaie, chili di kakigoori alla fragola, il suono dei fuurin e scappare via in gita ogni fine settimana verso Ise, o Amanohashidate, o il lago Biwa, senza stancarmi mai, sono i ricordi che sto costruendo mattoncino su mattoncino, e che niente e nessuno mi potrà mai portare via.

16/07/13

Kyoto nascosta#3: le ortensie di Fujinomori jinja

Come ormai sapete, dato che ve l'ho ripetuto un milioncino di volte almeno, in Giappone ogni periodo dell'anno ha i suoi fiori, e per ogni fiore che sboccia c'è un tempio o un santuario che si fa bello e colorato.
Durante la stagione delle piogge, in giugno, sono le ortensie (nome scientifico Hydrangea perché, come mi ha spiegato Clyo, hanno appunto bisogno di tanta acqua) a tingere i giardini di blu, rosa e viola.

Fujinomori jinja

Giugno non è certamente il mese migliore per un viaggio in Giappone, ma se aveste la possibilità di visitare il suolo nipponico solo in questo periodo non scoraggiatevi, anche sotto la pioggia le città mantengono il loro fascino.

08/07/13

Kyoto nascosta #2: Daruma-dera

Da un po' di tempo mi proponevo di andare a vedere questo piccolo tempio, situato in una zona per nulla turistica e non semplicissimo da trovare per un viaggiatore di passaggio. Ne avevo letto su Kyoto Style, un blog molto interessante scritto da una guida giapponese che vive proprio a Kyoto, lettura preziosa per chiunque voglia viaggiare da queste parti e cerchi i consigli di qualcuno che davvero conosce la città, anche i suoi angoli più particolari.

Daruma-dera

Situato a nord-est dell'incrocio tra Marutamachi-dori e Nishinokyo-dori, il tempio si chiama in realtà Hōrin-ji 法輪寺, ma è stato ribattezzato Daruma-dera 達磨寺 per il gran numero di bambole Daruma - oltre 8000 - che i fedeli hanno regalato al tempio e sono ora conservate nel Darumado, una sala del complesso.
Le bambole Daruma, figurine senza gambe e braccia e con gli occhi bianchi, rappresentano Bodhidharma (in giapponese appunto Daruma), fondatore dello Zen. Per tradizione si usa esprimere un desiderio dipingendo con inchiostro nero uno degli occhi, e se si dovesse realizzare si dipingerà anche la seconda pupilla.

Oltre all'edificio contenente un'infinità di bambole, dalle forme e dimensioni più diverse, prestate attenzione alle onigawara 鬼瓦, le tegole decorative, anche loro dedicate a Daruma.

02/07/13

Il primo Noh non si scorda mai

Noh
Lo shite di Kiyotsune
Lo scorso fine settimana il teatro Kongo ha ospitato il recital biennale dell'International Noh Institute, e ho finalmente avuto l'occasione di assistere a diverse rappresentazioni di Noh, forma di teatro tradizionale giapponese nato nel XIV secolo.

Non è stata una "prima volta" soltanto per me: sabato 29 giugno il dr. Diego Pellecchia è stato il primo italiano nella storia del Noh a interpretare lo shite (protagonista) in un Noh completo. Sono stata felice di avere avuto la possibilità di assistere a questa messa in scena di Kiyotsune, a suo modo un momento che entra a fare parte della storia delle relazioni tra i due paesi che per me sono "casa".
Pur parlando da profana, totalmente a digiuno di termini di paragone, l'interpretazione mi ha lasciato una profonda impressione. Forse la mia recente tendenza a empatizzare mi ha fatto immaginare come dovesse sentirsi l'attore, e di conseguenza mi sono emozionata più di quanto credessi.

Devo dire che non sapevo esattamente cosa aspettarmi, se l'esperienza mi sarebbe piaciuta, se mi sarei addormentata - come tanti giapponesi - dopo dieci minuti. La mia conoscenza del Noh si limita alla teoria, ai testi che ho letto mentre scrivevo la tesi sulla mia amata Rokujō, e sapevo per certo che non sarei stata nemmeno in grado di comprendere i dialoghi.

20/06/13

E alle ortensie chi ci pensa?

Quando ho iniziato a buttare giù due idee per questo post, la stagione delle piogge continuava a farsi attendere, le temperature sfioravano i 35 gradi e le ortensie, fiore che dovrebbe allietare questo periodo dell'anno, stavano appassendo per mancanza d'acqua.
Stavo scrivendo una presentazione sulle adozioni da parte di coppie omosessuali - finalmente un tema scelto da me, e un po' più stimolante di "Se potessi decidere vivresti in una villetta unifamiliare o in un appartamento?" - e il Kamogawa sembrava sul punto di prosciugarsi.

Ortensie
Le ortensie languiscono

Oggi, invece, è il mio primo giorno di vacanza. Piove, ovviamente. Ha iniziato ieri pomeriggio, dopo la cerimonia di chiusura del trimestre scolastico, e non ha più smesso.
Incredibilmente il mio umore non ne sta ancora risentendo troppo.

10/06/13

Io e Miroku

Miroku Bosatsu
Miroku Bosatsu del Kōryū-ji
Ieri sono andata al Kōryū-ji 広隆寺. Era una visita che, per qualche ragione, rimandavo da quando sono arrivata.
Il Kōryū-ji è il tempio più antico di Kyoto, fondato nel 603. Il complesso è stato distrutto e ricostruito più volte, ma il Kōdō - datato 1165 - rimane comunque il più antico edificio della città.
Il tempio in sé non è tra quelli che ammaliano il visitatore, ha un aspetto semplice e la vegetazione quasi nasconde alcune delle strutture. La vera meraviglia del Kōryū-ji, però, è preservata all'interno dello Shin-Reihōden: si tratta del primo Tesoro nazionale del Giappone, registrato come tale il 9 giugno 1951 (e mi rendo conto solo ora di essere andata a vederlo, del tutto casualmente, proprio nell'anniversario di quel giorno).
Il Miroku Bosatsu del Kōryū-ji (Hōkan Miroku 宝冠弥勒), di probabili origini coreane, è un'opera che mi ha lasciata a bocca aperta dalla prima volta in cui l'ho vista, durante la preparazione di un bellissimo esame di Storia dell'arte del Giappone.
Forse proprio per questo mi sono decisa ad andare a vederlo solo ora. Per paura di rimanere delusa, dopo averlo adorato dal primo istante. Mi rendo conto che ne parlo come di una persona in carne e ossa, ma per me in fondo è quasi come se lo fosse. Se credessi in qualche cosa, lui sarebbe la Madonna a cui offrire i miei voti.
Per la cronaca, Miroku è il nome giapponese per il sanscrito Maitreya, ovvero il Buddha del futuro.

06/06/13

Dentro alla bolla

Questo post non ha a che fare col Giappone in senso stretto, è più un piccolo pensiero che probabilmente tante persone che vivono lontane da casa - per un periodo limitato o a tempo indeterminato - potranno comprendere, condividere, o anche vivere in maniera del tutto opposta.

Uji Botanical Garden
Giardino botanico di Uji


Ultimamente rifletto molto sulle cose che mi sto perdendo al di là dell'oceano.
A un livello più superficiale, come un piccolo fastidio, ci sono i film di animazione proiettati un giorno soltanto, poi i concerti, le occasioni perdute di (ri)vedere dal vivo i National o i Depeche Mode, per dirne un paio.
La vera perdita, però, sono gli eventi importanti nelle vite delle persone a cui voglio bene. C'è chi trasloca, chi espatria, chi compra casa e soprattutto ci sono nuove faccine che ho tanta voglia di vedere per la prima volta.

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