17/03/14

Recensione: Uchōten Kazoku

A Kyoto, antica capitale del Giappone, umani, tanuki e tengu convivono tra alti e bassi, ognuno occupando una diversa posizione nella scala sociale. Gli umani vivono e lavorano nelle città, i tengu volano e sono padroni dei cieli, mentre i tanuki scorrazzano sulla terra, prendendo l’aspetto di esseri viventi e oggetti inanimati a loro piacere. Yasaburo Shimogamo, terzogenito di una famiglia di tanuki che abita presso l’omonimo santuario, intrattiene rapporti sia col tengu Akadama-sensei che con l’umana Benten, fungendo da ponte tra i tre mondi.

Uchouten kazoku

Uchōten Kazoku 有頂天家族 (The Eccentric Family) è stato la rivelazione della scorsa stagione estiva. Pur senza una vera trama, coinvolge grazie a una sceneggiatura ottima, fatta di dialoghi credibili e in grado di sostenere episodi quasi del tutto privi di eventi, e a personaggi fuori da ogni stereotipo, vivi, imprevedibili e, anche quando si tratta di creature magiche, incredibilmente umani.

Uchouten kazoku

Con tono apparentemente scanzonato l’opera, tratta dal romanzo di Tomihiko Morimi con lo stesso titolo, affronta temi universali andando in profondità senza mai appesantirsi. I fragili e complessi equilibri familiari, l’amore e la debolezza che ne deriva, l’accettazione della morte come evento naturale e al contempo la lotta continua per la preservazione della vita, sono solo alcuni degli aspetti dell’esistenza dipinti in tinte leggere da un anime che andrebbe visto e rivisto per cogliere tutto quanto.


Yasaburo è un protagonista suo malgrado, in qualche modo figura centrale di un ambiente sociale complicato e irto di insidie, che agisce sempre seguendo il proprio cuore e la propria testa e facendo del suo meglio, anche quando il suo meglio non è un granché. Accanto a lui ci sono i tre fratelli e  una madre premurosa, il suo maestro, l’orgoglioso e cocciuto Akadama-sensei, e la bellissima Benten, umana dotata di poteri da tengu, capricciosa, manipolatrice e volubile, capace di atti spietati ma piena di fragilità, vero enigma della serie, destinato a rimanere irrisolto e per questo ancora più affascinante.


Tutto attorno c’è Kyoto, coi suoi santuari immersi nel verde e nella tranquillità, il viavai di Gion, lo scorrere placido del Kamogawa, ma anche il vociare del mercato coperto a Demachi-yanagi e il traffico di Shijo-dori, le colline rosse di Arashiyama, i grandi kanji infuocati sulle montagne per il festival di Daimonji. La città del mio cuore è presente in questo anime tanto da darmi i brividi, sublimata dalla qualità dei fondali e delle animazioni.

6 commenti:

  1. Molto interessante, adesso sto guardando un altro paio di serie, ma me la procuro e la metto in lista. In generale mi piace l'argomento della convivenza del diverso in uno stesso ambiente e, poi, dalle immagini, sembra una serie molto carina :D

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    1. Ci ho messo un po' a convincermi perché pensavo che le immagini di Kyoto mi avrebbero rattristata troppo, invece la serie in sé merita proprio tanto. Spero piacerà anche a te! :)

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    1. Grazie a te, magari guardarla ti ricorderà tutti i posti che hai visitato durante la tua permanenza!

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  3. Bello, mi ispira tantissimo. I disegni sono bellissimi e mi viene un po' nostalgia pure a me :)

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  4. Graficamente è così bello che sembra di trovarsi lì davvero, un ottimo modo per ripercorrere almeno con la mente quelle strade!

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