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Ho un hard disc dedicato ai soli film, con scorte di Johnnie To e Sion Sono sufficienti a raddrizzare decine di cattive giornate e so che mi serviranno, ho finito di selezionare e sistemare le foto dell’anno scorso – io sia maledetta se ne faccio ancora così tante! – e la mia valigia all’ultima pesata era 30,06 chili. Penso a tutte le cose che sono costretta a lasciare, ai miei libri soprattutto, e vorrei esistesse il teletrasporto.
Questo è il momento in cui inizio a rendermi conto che ci siamo. Ogni tanto mi si blocca il respiro, non so se sia la carenza di ferro, l’ansia, o tutte e due. Penso alle cose che mi mancheranno, al concerto dei National a Ferrara che avrei voluto vedere, alle serate in spiaggia a cui avrei probabilmente rinunciato comunque, a certi locali che sanno di casa. Faccio liste mentali di tutti i cibi che mi sognerò la notte, non perché la cucina giapponese mi dispiaccia, ma perché dopo un po’ viene voglia di quel pane che profuma ancora di forno, dei dolci fatti a mano, del ragù.