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03/08/15

Recensione // Review: The Woodsman and the Rain–Third Window Films night @ White Conduit Projects

The Woodsman and the Rain / キツツキと雨
Shûichi Okita
Japan, 2011
Starring Koji Yakusho, Shun Oguri, Kengo Kora.

The Woodsman and the Rain at White Conduit Projects[English version below]

La mia ricerca continua a dare buoni frutti e ho trovato un altro appuntamento mensile di Giappone a Londra che vale la pena di annotare in agenda. La galleria d’arte White Conduit Projects (di cui avevo già parlato qui) ospita, un venerdì al mese, la proiezione gratuita di un film selezionato dal catalogo della ottima Third Window Films, casa di distribuzione specializzata in cinema dell’estremo Oriente.

Una location intima per una ventina di persone, un piccolo bar che offre birre giapponesi, sake e stuzzichini dal gusto nipponico, un film che fa stare bene: pochi ingredienti per una serata deliziosa.

The Woodsman and the Rain è la storia di Katsu (Koji Yakusho), boscaiolo dalla vita semplice, improvvisamente scombussolata da una troupe male assortita (non) guidata dall’inetto Koichi (Shun Oguri), che inizia le riprese di un film di zombie nel villaggio rurale in cui Katsu vive e lavora da sempre.

23/06/15

BAFTA A Life in Pictures: Johnnie To

BAFTA a life in pictures johnnie to[English version below]
Un post veloce, scritto sull'autobus mentre rientro dall'evento BAFTA A Life in Pictures: Johnnie To.

Per me i film di Johnnie To sono stati prima una folgorazione da occhi sgranati e sorriso scemo, e poi durante un periodo particolarmente complesso hanno fatto da lenitivo a tante cose. Nei giorni peggiori, e solo in quelli, mi dicevo: “Oggi mi merito un film di Johnnie To”. Erano più di una consolazione, erano in grado di farmi staccare da me stessa e dimenticare tutto. Erano estasi pura.

Trovarmi davanti lui in persona è stata la realizzazione di un desiderio che consideravo talmente lontano da non aver nemmeno mai avuto il coraggio di esprimerlo.

25/05/15

Recensione // Review: Moomins on the Riviera

I only want to plant potatoes and live in peace and dream!

[English version below]
Moomins on the Riviera Japanese poster
Poster giapponese // Japanese poster
Ho una confessione da fare: da qualche mese a questa parte sono fissata con i Moomin, adorabili creature dell’autrice finlandese di lingua svedese Tove Jansson, molto popolari in Giappone. Ho capito quanto siano cambiate le mie priorità quando trasferirmi a Moominvalley è diventato il mio sogno. Trascorrere le giornate in mezzo al verde e vivere seguendo il ritmo delle stagioni, avventurarmi in posti nuovi con i miei amici, abitare in una casa in cui gli ospiti sono sempre benvenuti, lontano dagli impegni e dalla frenesia della vita di città, senza mai dovermi preoccupare per i soldi: più o meno questa è la mia idea di felicità.

Forse, se avessi trascorso tutta la mia vita in un idillio simile, la vita lussuosa sulla Riviera francese, patria del consumismo folle, mi attrarrebbe per la sua diversità da tutto ciò che conosco. E così, durante una vacanza in Costa Azzurra, Moominpappa e Snork Maiden abbracciano entusiasti lo stile di vita dell’alta società, mentre Moomintroll e Moominmamma si distaccano dalla loro momentanea pazzia in attesa di poter tornare a casa.

23/05/14

Recensione: Niji-iro hotaru: Eien no natsuyasumi, o dell’estate giapponese

Le lucciole, sapete... splendono per trovare il compagno della loro vita.

Niji-iro hotaru: Eien no Natsuyasumi虹色ほたる~永遠の夏休み~ Rainbow fireflies
Kōnosuke Uda
Giappone, 2011

Durante un’escursione nei pressi di una diga Yuta è sorpreso da un temporale e scivola battendo la testa. È salvato da uno strano vecchietto a cui poco prima aveva offerto una bibita, ma si rende presto conto di essere stato portato indietro di trent’anni, quando la diga ancora non era stata costruita e al posto del lago c’era un villaggio. Lì conosce Saeko e Kenjo, gli amici con cui trascorrerà le sue vacanze nell’epoca Shōwa.

19/05/14

Recensione: Fish Story

Colonna sonora per l'ascolto: Fish Story - Gekirin
Okazaki san... credi che arriverà a qualcuno? Qualcuno sta davvero ascoltando? Se c'è qualcuno che sta ascoltando questo disco, vorrei saperlo. Vi sta raggiungendo? Una canzone così grandiosa, come può non raggiungere nessuno? Non posso crederci. Deve arrivare a qualcuno. Per favore, arriva a qualcuno.

Fish story

E arriva, eccome.

12/05/14

Recensione: Principessa Mononoke

Colonna sonora per la lettura: Legend of Ashitaka Theme – Joe Hisaishi

Principessa MononokeAshitaka, principe della tribù degli Emishi, è colpito da una maledizione quando, per proteggere il proprio villaggio, è costretto a uccidere un cinghiale tramutato in demone. Parte allora alla ricerca di un modo per sopravvivere al maleficio, e durante il viaggio incontra San, ragazza cresciuta insieme ai lupi che rinnega la propria natura di umana. Il giovane si troverà coinvolto nel combattimento tra San ed Eboshi, padrona della fucina della Città del Ferro.

Mononoke Hime è sempre stato il mio film preferito tra tutti quelli di Hayao Miyazaki. È un’opera fortemente ecologista, non per moralismo ma perché la coesistenza con l’ambiente è l’unica via possibile. È anche un’opera sulla vita e sulla morte, sull’amore e sull’odio, sugli opposti che non son mai veramente in contrapposizione, ma piuttosto uniti in modo indistricabile.

02/05/14

Film giapponesi che fanno stare bene

Colonna sonora per la lettura: Summer - Joe Hisaishi

Ci sono giorni in cui non vorrei fare altro che chiudermi in casa al buio, nascondermi sotto al piumone con sufficienti scorte di cibo sparse tutt'intorno, e guardare un film dopo l’altro senza pensare a niente. Quando succede, di solito ci sono tre tipologie di opere che mi aiutano a sentirmi meglio: i feel good movies, quelli capaci di farmi malissimo, oppure film d’azione in cui la gente si dà un sacco di botte, o si spara molto, e in generale i personaggi muoiono come mosche (di solito per questi mi rivolgo a Hong Kong).

Oggi vi parlo della prima categoria: quei lavori che scaldano il cuore riempiendolo di sentimenti positivi, che ho ribattezzato con lo stupido appellativo di “film da sorrisi”. Non si tratta di visioni sdolcinate di un romanticismo patetico e stucchevole, piuttosto di opere nelle quali, nonostante difficoltà più o meno gravi, i protagonisti riescono a trovare una soluzione che li faccia stare meglio con se stessi e col prossimo – non guasta se unito a gag in grado di alleggerire l’atmosfera e donare, nei casi migliori, sonore e ritempranti risate.
Ecco una lista, di certo non definitiva, di film che fanno stare bene:

Rent-a-cat

28/04/14

Recensione: Fuku-chan of Fukufuku Flats

Fuku-chan of Fukufuku Flats福福荘の福ちゃん Fukufukusou no Fukuchan
Yosuke Fujita
Giappone, 2014

Fuku-chan (Miyuki Oshima) è un imbianchino cicciottello e dal cuore puro, riluttante nell’avvicinarsi alle donne, nonostante le insistenze del collega Shimacchi (Yoshiyoshi Arakawa) perché si trovi una fidanzata. Dopo il lavoro, trascorre il tempo con i vicini di casa degli appartamenti Fukufuku, cucinando o dipingendo aquiloni.
Chiho (Asami Mizukawa) ha un ottimo lavoro in un’azienda straniera, ma la sua passione è da sempre la fotografia. Dopo aver vinto un concorso con i suoi scatti ed essere stata incoraggiata dall’artista che idolatra, riconsidera le sue priorità e lascia l’impiego sicuro per dedicarsi alle sue vere aspirazioni. Fuku-chan e Chiho si conoscevano, tanti anni fa, e quando si incontrano di nuovo entrambi sono molto cambiati, e si cambieranno ulteriormente a vicenda.

17/04/14

Recensione: Lost in translation, (quasi) amore nella metropoli

Lost in translation
Scarlett dentro, la città cattiva fuori
Avevo scritto una recensione del tutto diversa per questo film, ma intanto che la buttavo giù, ripensavo alle immagini e ai gesti, il mio sentire a poco a poco è cambiato e ho dovuto ricominciare da capo. Mentre la yamatologa che è in me scalciava imbizzarrita, la cinefila (parte altrettanto importante e indissolubilmente legata alla prima) razionalizzava e a poco a poco capiva le intenzioni della regista e mi costringeva a darle atto di un paio di cose. Ma partiamo dall'inizio.

06/04/14

Recensione: 5 Centimetri al secondo

- Dicono sia cinque centimetri al secondo.
- Eh? Che cosa?
- La velocità a cui cadono i fiori di ciliegio. Cinque centimetri al secondo.

秒速5センチメートル Byōsoku go senchimētoru
Makoto Shinkai
Giappone, 2007

5 Centimetri al secondoTakaki e Akari si conoscono e si innamorano tra i banchi di una scuola elementare di Tokyo, e trascorrono le giornate insieme finché il trasferimento dei genitori di lei non li separa. I due continuano a scriversi lettere, e si incontrano un’ultima volta prima che anche lui traslochi lontano, a Kagoshima. Nonostante il passare del tempo, il cuore di Takaki non sa staccarsi dal ricordo dell’amica e, anche durante l’adolescenza e l’età adulta, una parte di lei occupa costantemente i suoi pensieri.

05/04/14

Recensione: Blue Spring

Professore, ci sono anche fiori che non sbocciano?
I fiori sono fatti per sbocciare, non per appassire. Ho deciso di pensarla così.


Blue Spring青い春 Aoi Haru
Toshiaki Toyoda
Giappone, 2001

Asahi High non è la scuola superiore in cui vorreste mandare vostro figlio: tra mura scrostate e edifici vandalizzati, studenti teppisti – nel migliore dei casi – considerano unirsi alla yakuza una valida opzione per il loro futuro. Il boss di questa malsana società è il vincitore di una rischiosa prova di coraggio, Kujo (un bellissimo e bravissimo Ryuhei Matsuda), più interessato a scacciare la noia che a esercitare un reale potere sui compagni.
 

Si cantano canzoni sull’adolescenza, la si dipinge come la più bella delle età, in cui si sboccia e ci si prepara a fiorire alla vita, in un tripudio nostalgico per i giorni spensierati dei primi amori e delle piccole ribellioni innocenti.
La verità, però, è che non ci sono anni più crudeli. Non sai chi sei, cosa vuoi e tanto meno cosa diventerai, il mondo si aspetta tanto e non ti concede niente, e tra coetanei a volte c’è una vera e propria lotta per la sopravvivenza, nella quale il più debole riceve lo stigma dell’emarginazione e ferite che spesso non si rimarginano più.

31/03/14

Recensione: Harakiri

Harakiri
切腹 Seppuku
Masaki Kobayashi
Giappone, 1962

Il rōnin Tsugumo Hanshirō si presenta presso il Clan Iyi per chiedere di poter compiere il suicidio rituale nella loro residenza. Dopo che il signore che serviva è caduto in disgrazia, il samurai non ha mezzi di sussistenza né ragione per continuare a vivere, e desidera porre fine alla sua esistenza nella maniera prescritta dal bushidō per preservare il proprio onore.

Masaki Kobayashi colpisce duro fin da subito con scene crudissime che, a più di sessant’anni di distanza, sanno ancora disturbare lo spettatore. Una violenza in bianco e nero senza eccessi o abbellimenti, in grado quasi di trasmettere la sensazione fisica del dolore, tanto reale da farci desiderare una misericordiosa spada a calare sul collo per porre fine allo strazio.

La storia di Hanshirō si dipana poco a poco, come un puzzle i cui pezzi si incastrino uno dopo l’altro svelando solo alla fine il quadro completo, in un film formalmente impeccabile dalla regia misurata, senza vezzi, mai svincolata dalla storia che racconta. Sceneggiatura e fotografia contribuiscono a trasmettere tensione e sfumature emotive dei personaggi, sottolineate da lunghe inquadrature dei volti.

24/06/13

Recensione: Kotonoha no Niwa - Il Giardino delle parole

Il Dio del tuono debole riecheggia
Cielo di nubi
Forse verrà la pioggia
Qui con me ti fermerai?

Kotonoha no niwa
言の葉の庭 Kotonoha no Niwa
Makoto Shinkai
Giappone, 2013

Due solitudini nella pioggia. Due persone, ognuna con la propria storia, che si incontrano per caso in un parco. Lei è una giovane donna, lui un adolescente. Forse si sono già visti da qualche parte, comunque non ha importanza.

È il primo giorno della stagione delle piogge e Takao, che sogna di diventare calzolaio, si ripromette di saltare la scuola e trascorrere le mattinate allo Shinjuku Gyoen a disegnare scarpe, a patto che piova. Yukari si siede ogni giorno alla stessa panchina e beve birra mangiando cioccolata.
Giorno dopo giorno, nell'insistente maltempo che in giugno avvolge Tokyo, i due si incontrano e scoprono a poco a poco una spontanea affinità.

Io lo odio, in fondo, Makoto Shinkai. I suoi film odorano sempre in qualche modo di occasione sprecata. Io parto con le migliori intenzioni, giuro, e del resto è facile quando le immagini sono di una bellezza mai vista, ma poi mi aspetto quel guizzo in più nella sceneggiatura che manca ogni volta.
E dire che questa volta c'eri quasi, Makoto. Avevi il mio cuoricino su un piatto d'argento.

29/05/13

Recensione: Mei to Konekobasu

Mei to konekobasu (めいとこねこバス, Mei e il piccolo Gattobus) è uno dei cortometraggi dello Studio Ghibli proiettati in esclusiva al Ghibli Museum di Mitaka. Diretto da Hayao Miyazaki e accompagnato dalle incantevoli note di Joe Hisaishi, lo spin-off di Tonari no Totoro racconta l'incontro della piccola Mei con un cucciolo di Gattobus, e l'avventura notturna in volo verso un luogo magico e segreto, dove Mei si imbatterà in una vecchia conoscenza.

Mei to konekobasu


In meno di un quarto d'ora Miyazaki fa sorridere e scalda i cuori, riportando sullo schermo le atmosfere di uno dei suoi film più amati e trasportando di nuovo gli spettatori in un Giappone rurale e legato alla natura, quello che ancora oggi circonda le città e i luoghi turistici più conosciuti.

24/09/12

Recensione: Pietà

Pieta
피에타 Pieta
Kim Ki-duk
Corea del Sud, 2012

Kang-do è uno strozzino che compie il suo mestiere senza porsi scrupoli, mutilando i debitori della società per cui lavora per ottenere il risarcimento dall'assicurazione. La sua vita procede sempre uguale finché una donna non si presenta alla sua porta sostenendo di essere la madre che lo ha abbandonato alla nascita.

Premiato con il Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia, l'ultimo film di Kim Ki-duk è un pugno allo stomaco, il racconto di un'umanità bassa e meschina - rappresentata sia dagli ottusi lavoratori che si indebitano senza pensare alle conseguenze, che dalla crudeltà insensata del protagonista, uomo cresciuto senza principi e senza morale, - un film sporcato dalla violenza e da un sesso brutale e animalesco.
L'apparizione di una figura materna (la straordinaria Jo Min-soo), una Madonna immacolata pronta a tutto pur di essere accettata dal figlio, scombina il mondo lurido in cui Kang-do ha sempre vissuto, insinuando in lui sentimenti umani e un desiderio di affetto represso per anni.

21/09/12

Recensione: Furusato Japan - Le voci della nostra infanzia

Furusato Japan
ふるさと-JAPAN Furusato Japan
Akio Nishizawa
Giappone, 2007

1956, Kiba (periferia di Tokyo). Una classe di studenti delle elementari, dopo l’arrivo di una nuova insegnante di musica e di un’alunna trasferitasi da Kobe, decide di partecipare alla competizione annuale di cori scolastici.
Tra la nuova allieva, Shizu, e il brillante Akira, capoclasse e bravo studente, si instaura presto un tenero sentimento di affetto. A causa di una ragazzata compiuta proprio da Akira e dal suo gruppo di amici, però, la classe viene esclusa dalla gara di canto, creando una frattura nel rapporto fra i due.

Un inizio leggero e positivo apre a un seguito in cui il dramma si fa spazio ed entra nella vita dei giovani protagonisti, che comprendono il vero valore della vita e l’importanza di prendersi le proprie responsabilità.

13/09/12

Recensione: Ribelle - Brave

Brave
Brave
Mark Andrews, Brenda Chapman, Steve Purcell
USA, 2012

Merida è una principessa che si diverte andando a cavallo e tirando con l'arco, mentre le regole di corte e i compiti che le spettano in quanto erede al trono le stanno stretti. Durante la gara che dovrà decidere chi sarà il suo futuro marito, rinnega la tradizione creando un grave screzio con la madre Elinor.

Gli splendidi capelli rossi di Merida, eroina dall'aspetto indimenticabile, rappresentano al meglio il carattere di fuoco di un'adolescente decisa a creare da sé il proprio destino, senza farsi guidare da una madre alla quale, come tutte le ragazzine di questo mondo, non vorrebbe assomigliare per nessuna ragione.
Elinor, impeccabile regina e mamma apprensiva, donna fiera e sicura di sé, in grado di sedare con un solo sguardo severo una zuffa tra omoni in kilt, come ogni genitore che si rispetti desidera sopra ogni cosa il bene della propria figlia, cercando di indirizzarla nella direzione che, per la sua esperienza di vita, considera la più giusta.

11/09/12

Recensione: Still Walking

Still walking
歩いても 歩いても Aruitemo aruitemo
Hirokazu Kore-eda
Giappone, 2008

Ogni anno, nell'anniversario della morte del primogenito Junpei, la famiglia Yokoyama si ritrova a casa degli anziani genitori per commemorare il defunto. Ryota (Hiroshi Abe) si presenta per la prima volta insieme alla sua nuova compagna e al figlio di lei, avuto da un matrimonio precedente.

Aruitemo aruitemo racconta una storia semplice, quotidiana, senza scossoni: un gruppo di parenti si riunisce una volta all'anno e in quel momento riemergono le insoddisfazioni, i segreti celati, la difficoltà nel rapportarsi con gli altri che si fa evidente nelle risposte fredde e mozze, nelle allusioni appena abbozzate.

04/09/12

Recensione: Paco and the Magical Picture Book

Paco and the magical picture book
パコと魔法の絵本 Pako to Mahō no Ehon
Tetsuya Nakashima
Giappone, 2008

In un bizzarro ospedale psichiatrico vivono strambi pazienti, ognuno con le sue manie. Il guastafeste della situazione è il burbero Onuki, imprenditore ricoverato dopo un attacco di cuore, sempre impegnato a criticare gli altri, che spera di morire senza essere ricordato da quelli che considera individui inutili. L'unica in grado di scalfire la sua corazza è la piccola Paco, che soffre di un disturbo della memoria a causa del quale dimentica ogni mattina ciò che le è successo il giorno prima.

Dopo Memories of Matsuko, Nakashima spinge ancora l'acceleratore e confeziona un film colorato, esplosivo, fatto di immagini sorprendenti e pieno fino all'orlo di scene visivamente fortissime.
Facendo un uso abbondante di costumi stravaganti, scenografie variopinte ed effetti vari, dal 3D alle animazioni, il regista mostra ancora una volta l'originalità del suo modo di operare, sempre decisamente sopra le righe.

30/08/12

Recensione: Confessions

Confessions
告白 Kokuhaku
Tetsuya Nakashima
Giappone, 2010

La professoressa Moriguchi, dopo aver annunciato a una classe di ragazzini scalmanati che sta per lasciare il lavoro, racconta agli studenti della tragica morte della figlioletta di tre anni, annegata nella piscina della scuola. L'episodio non sarebbe stato accidentale, bensì provocato volontariamente da due ragazzi di quella stessa classe, sui quali la donna è intenzionata a vendicarsi.

Tratto dal romanzo d'esordio di Kanae Minato, Confessions è un film che mostra la crudeltà dell'animo umano senza possibilità di redenzione, in una escalation di scoperte agghiaccianti e confessioni destabilizzanti.
Nel cupo universo messo in scena da Nakashima nessuno è innocente, ognuno nasconde segreti oscuri e terribili pronti a riaffiorare. Ancora una volta, dopo Battle Royale, i giovani sono al centro di una storia di violenza, che qui affonda le radici nell'ambiente rigido e competitivo in cui sono costretti a crescere, vittime di sadici episodi di bullismo, e in traumi personali mai risolti.
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