13/08/12

Recensione: Woman of Tokyo

Woman of Tokyo
東京の女 Tokyo no onna
Yasujiro Ozu
Giappone, 1933

Chikako, sorella maggiore di Ryoichi, lo mantiene agli studi facendo la dattilografa e prostituendosi segretamente dopo il lavoro. Harue, la fidanzata del giovane, scopre grazie al fratello poliziotto che Chikako conduce una doppia vita: venire a conoscenza della verità distruggerà tutte le certezze di Ryoichi.

Questo mediometraggio muto di 47', girato da Ozu in appena otto giorni per esigenze della casa di produzione, narra la storia semplice e toccante di una donna che sacrifica se stessa per dare al fratello una vita dignitosa, portando alla mente le tematiche care a Mizoguchi.
Ambientato a Tokyo durante la Grande depressione, questo film mette in scena il dilemma di una donna e di una società che cambia, in bilico tra rispetto delle regole, moralità e obblighi verso la famiglia. Proprio la dissoluzione dell'unità familiare è utilizzata per mostrare i problemi sociali dell'epoca, visti non come piaga nazionale ma come tragedia per i singoli individui.
Partendo da un contesto apparentemente quotidiano e banale, Ozu crea un'intensità drammatica crescente, una situazione tesa nella quale i confronti e gli scontri tra i personaggi si fanno sempre più dolorosi e le incomprensioni reciproche creano muri invalicabili tra i personaggi.

Woman of Tokyo

La prevalenza di scene in interni simboleggia l'isolamento sociale dei protagonisti dal mondo esterno, la solitudine di figure emarginate che possono contare solo su se stesse. Le interpretazioni sofferte degli attori, enfatizzate da un sapiente uso delle ombre sui loro visi, trasmettono perfettamente i sentimenti ambigui, repressi e infine sfogati dei due fratelli, legati da un affetto profondo e sincero eppure incapaci di comunicare esplicitamente all'altro le proprie motivazioni.

Woman of Tokyo
Pillow shot

Lo stile di Ozu è già riconoscibile in questo lavoro del 1933, il primo a mostrare le sue caratteristiche inquadrature dal basso; sono inoltre presenti inquadrature di oggetti inanimati che interrompono il flusso narrativo, mettendo da parte per un attimo la presenza dell'uomo e creando la tensione per il suo prossimo ritorno in scena (pillow shots).
Nonostante il tono drammatico della storia, il regista non rinuncia ad ammiccamenti cinefili e omaggia Ernst Lubitsch inserendo uno sequenza comica del suo Se avessi un milione.
Voto: 7

6 commenti:

  1. Pre-Neorealismo nipponico?
    Lubitsch mi piace moooolto, anche se il film che citi non lo conosco.

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    1. Direi che Pre-Neorealismo nipponico è una definizione appropriata!
      Nemmeno io conoscevo quel film di Lubitsch (ammetto di conoscerlo poco, ho visto soltanto Vogliamo vivere!), ovviamente dovrei metterlo in lista ma temo passeranno anni prima che giunga il suo momento.

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  2. Un po' mi ispira e un po' mi spaventa per l'età della pellicola XD Sono indecisa.

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    1. Calcola che nella versione che ho visto non ci sono nemmeno le musiche di sottofondo che solitamente accompagnano i film muti, è proprio... muto e basta. Dura solo 47 minuti, ma non è tra i film più significativi di Ozu, per conoscere il regista magari parti da Viaggio a Tokyo che è uno dei suoi più famosi.

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  3. Non mi chiedere perché, ma leggendo il titolo del post ho pensato ad una recensione di "Woman from Tokyo" dei Deep Purple :P

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    1. In effetti cercando su Google per trovare le immagini da inserire nel post vengono fuori parecchie immagini dei Deep Purple... penso che la loro canzone sia molto più conosciuta di questo film.

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