10/02/12

Recensione: Metropolis (2001)

Metropolis 2001
Metropolis è una Città Stato in cui robot e umani convivono tutt'altro che pacificamente. Gli automi infatti, trattati come schiavi, spesso si ribellano, finendo poi massacrati dalle forze dell'ordine.
In questo luogo futuristico arriva dal Giappone l'investigatore privato Shunsaku Ban accompagnato dal nipote Ken'ichi, per seguire le tracce del dottor Laughton. Quest'ultimo sta lavorando per il potente Duca Red, che lo ha incaricato di costruire una copia della defunta figlia Tima.
A questi personaggi si affiancano l'oscuro Rock, figlio adottivo di Duca Red e ossessionato dall'idea di ottenere il suo affetto; l'automa Pero, che aiuta Shunsaku Ban nelle sue ricerche; Atlas, capo dell'armata rivoluzionaria; Fi-fi, un adorabile robot spazzino.
La storia è piuttosto articolata e ricca di eventi e situazioni, alcuni dei quali non sono chiariti a dovere e rimangono nebulosi.
Il tema apocalittico è un classico dell'animazione giapponese e viene qui riproposto insieme a citazioni piuttosto esplicite all'altro Metropolis, la pietra miliare di Fritz Lang del 1927, a cui questo si ispira liberamente nell'ambientazione e in alcuni personaggi.



Il film è diretto da Rintarō, sceneggiato da Katsuhiro Ōtomo (creatore di Akira) e tratto da un fumetto di Osamu Tezuka; nonostante i grandi nomi non riesce a diventare memorabile.

Non ho apprezzato il character design, sicuramente personale ma troppo infantile; i personaggi, cicciotti e tarchiatelli, stonano con i fondali particolareggiati e modernissimi, restituendo un effetto poco convincente. Le ambientazioni, per contro, sono decisamente efficaci nel suggerire l'idea della tridimensionalità.

Va segnalata per la forza derivante dall'unione di immagini e musica la scena pre-epilogo, in cui alla distruzione incombente si sovrappone I can't stop loving you interpretata da Ray Charles: probabilmente il momento più emozionante dell'intero lungometraggio.

Sicuramente questo Metropolis è un film apprezzabile, adatto ad un pubblico adulto che riesca a seguirne le vicende; il tema dell'affetto umano-androide, già ampiamente trattato nel cinema, viene reso con la giusta delicatezza ma non sufficientemente approfondito. Niente capolavoro, dunque, soprattutto per i limiti di una trama troppo cerebrale che non arriva a emozionare né ad appassionare.

Voto: 7-
Metropolis 2001

13 commenti:

  1. Concordo in pieno con il giudizio generale. Il character design mi ha deluso, o comunque non mi è piaciuto. Non mi entusiasmano i lavori di Tezuka, infatti sembra troppo Astro Boy. Fantastiche invece le ambientazioni.

    Ipoteticamente avrei preferito un Metropolis ideato da Matsumoto in pieno stile Galaxy Express 999. Ma questa è pura fantasia.

    In ogni caso se dovessi scegliere un Metropolis sceglierei senza ombra di dubbio il capolavoro di Fritz Lang.

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    1. Non avendo letto l'originale di Tezuka non so dire quanto questo film sia fedele. Forse anche io l'avrei preferito diretto da qualcun altro, con uno stile un po' più graffiante.

      Be' il Metropolis di Lang ha fatto la storia del cinema, è praticamente impossibile ispirarsi a un'opera di quel livello e reggere il confronto.

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  2. L'ho visto qualche tempo fa e ne ho ricordi un po' confusi, ma quello di cui ho ben chiara memoria è che mi aveva detto poco (credo anche di essermi addormentata ad un certo punto, magari ero stanca di mio, ma normalmente vuol dire che il film non è molto emozionante).
    Quindi concordo in pieno con la recensione e, anzi, trovo che tu sia stata già abbastanza buona con il voto ^^

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    1. Infatti anche io ho avuto qualche momento di cedimento, di solito mi capita quando sono stanca, ma se il film mi avesse presa dubito sarebbe successo.

      Non mi sono sentita di dare un voto più basso per il livello tecnico comunque alto e la buona idea di base, ma sicuramente non lo metto tra i film che mi hanno colpita favorevolmente.

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  3. Temo di non essere d'accordo in pieno.
    Il caracter design è rimasto fedele a quello di Tezuka e questo è un bene per coloro che l'apprezzano.
    Personalmente ho trovato molto interessante, e al contempo sconvolgente, come l'aspetto infantile e bonario di Rock (che potrebbe essere benissimo il fratello maggiore di Ken'ichi) si scastasse notevolmente dalla sua personalità ("l'abito non fà il monaco" è usato egregiamente in vari contesti).
    Il contrasto con una città tecnologica perfettamente caratterizzata poi rispecchia in pieno il messaggio di fondo, ovvero che la tecnologia può esserci amica ma dobbiamo ponederare bene come e dove utilizzarla.
    Infatti se prendiamo in considerazione Pero, Bibi, il mothel dove
    Shunsaku e Tima si rifugiano o i sottoborghi, sono tutti caratterizzati da linee piuttosto morbide, colori caldi e accoglienti.
    La tecnologia "amica" è quindi meglio accostata allo stile dei personaggi.
    Forse ho divagato un pò, spero comunque di essermi saputa spiegare.

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    1. Mi fa sempre piacere ricevere un commento in disaccordo, che arricchisce il mio punto di vista con osservazioni su aspetti che mi sono sfuggiti.

      L'effetto che mi ha fatto il film non cambia ovviamente, ma trovo molto interessante l'appunto sulle varie ambientazioni e il legame tra messaggio del film e stile utilizzato. È una cosa che non avevo notato e ti ringrazio per avermela segnalata.
      E non preoccuparti, le divagazioni qui sono sempre ben accette!

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    2. Figurati, in fondo le opinioni contrastanti servono anche a farci crescere e vedere le cose con occhi diversi ^_^

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  4. Visto qualche tempo fa,le tematiche di fondo sono sicuramente interessanti,anche se non mi aveva convinto fino in fondo.

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    1. Infatti, mi sarebbe piaciuto vederlo sviluppato in un altro modo.

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  5. Ricordo di averlo visto e di aver pensato che i personaggi non c'entrassero niente con l'ambentazione. Per il resto non ricordo niente. Evidentemente non mi ha colpito. E dire che ho adorato Metropolis di Lang.

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    1. Anche io ho avuto quell'impressione, e pur avendolo visto un paio di settimane fa non ricordo già più i particolari della storia. Evidentemente non era proprio il film per me.
      Quello di Lang, invece, è un capolavoro.

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  6. Ci tengo a precisare una cosa: il manga originale di Tezuka del 1949, ha veramente poco a che spartire con questo film di animazione -ahimè poco riuscito-, se non per la presenza di numerosi personaggi del tezukaverse, come Rock, Kenichi e gli altri. Gli stessi rimandi al film di Lang, presenti nel film di animazione, sono praticamente assenti nel manga.

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    1. Grazie per la precisazione, conoscendo pochissimo l'opera di Tezuka non avevo idea di quanto fosse fedele il film. I rimandi al capolavoro di Lang, se ben sfruttati, avrebbero potuto essere interessanti, ma secondo me qui rimangono un po' al livello di citazionismo "tanto per".

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