19/05/14

Recensione: Fish Story

Colonna sonora per l'ascolto: Fish Story - Gekirin
Okazaki san... credi che arriverà a qualcuno? Qualcuno sta davvero ascoltando? Se c'è qualcuno che sta ascoltando questo disco, vorrei saperlo. Vi sta raggiungendo? Una canzone così grandiosa, come può non raggiungere nessuno? Non posso crederci. Deve arrivare a qualcuno. Per favore, arriva a qualcuno.

Fish story

E arriva, eccome.


Fish StoryUna cometa sta per cadere sulla Terra. Il Giappone sarà colpito da uno tsunami di proporzioni inimmaginabili, la vita sul nostro pianeta sarà spazzata via, e tutti gli abitanti dell’arcipelago sono fuggiti verso le montagne per cercare di salvarsi. Tutti tranne un uomo sulla sedia a rotelle, che vaga per la città deserta incurante del disastro imminente. Giunto in un negozio di dischi, trova il proprietario e un cliente intenti a discutere di brani e gruppi, convinti che tutto finirà bene. La musica salverà il mondo. Oppure i Go-Rangers, o Gundam, o Bruce Willis.

Fish story

Su un dialogo surreale e esilarante si apre questo film, una scheggia impazzita che ci porta in giro senza una direzione apparente, avanti e indietro nel tempo attraverso episodi che sembrano non avere nulla a che fare l’uno con l’altro – un adolescente negli anni ’80 alle prese con la prepotenza di un bullo; una ragazza narcolettica e un cameriere su un traghetto dirottato dai terroristi; una punk band dal talento incompreso – ma sono in realtà legati strettamente da un filo invisibile, da una canzone disperata e splendida che salverà il mondo.

Fish storyNonostante il filo comune, ognuno dei tasselli è indipendente dagli altri a livello narrativo. Come tanti cortometraggi uno dietro l’altro, variano per genere e atmosfere. Di più: all’interno dello stesso spezzone il tono cambia improvvisamente, dalla commedia si passa al thriller e all’azione senza soluzione di continuità. Man mano che la storia – o meglio, le storie – procede, i buchi nel racconto, invece di ridursi, si ingrandiscono. È come essere sulle montagne russe, sballottati a destra e a manca da una sceneggiatura che pare non avere un senso, ma in realtà ha una direzione ben precisa e cattura infallibilmente l’attenzione dello spettatore.
A reggere tutto c’è la canzone che dà il titolo all’opera, un brano grandioso sulla solitudine, definito nel film “il primo brano punk”, nato un anno prima del debutto dei Sex Pistols. Scritta apposta per il film da Kazuyoshi Saito e suonata dagli stessi attori, che interpretano la band GekirinFish Story mi ha ricordato quanto ami questo genere di musica, e Kengo Kora nel ruolo del frontman Goro ha svegliato la fangirl che è in me confermando ancora una volta il mio debole per i cantanti delle punk band.

Fish story

È strano come, a prescindere dalla piega degli eventi e dalle brusche variazioni, l’atmosfera rimanga sempre in qualche modo positiva, piena di speranza: il film sembra dire che qualunque cosa accada, alla fine si troverà una soluzione, e se non si dovesse trovare bisogna andare avanti lo stesso perché arriveranno comunque un supereroe, o una canzone, a salvarci.

フィッシュストーリー Fisshū Sutōrī
Yoshihiro Nakamura
Giappone, 2009

8 commenti:

  1. Oddio, potrebbero anche morire tutti ascoltando la musica :O
    Non che cambi molto, se a quel punto Superman o Bruce Willis o un mecha gigante non sono intervenuti XD

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    1. In effetti avrebbe potuto andare anche così, però un film incentrato su una canzone che NON salva il mondo sarebbe stato proprio WTF. XD Diciamo che il processo verso il finale è abbastanza contorto, non è una cosa alla Mars Attacks! insomma. :)

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  2. Non so se è il mio genere, ma, vista la particolarità del film, potrebbe valere la pena provare a vederlo.

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    1. Questo film mescola così tanti generi che in qualche scena deve essercene per forza anche uno che ti piace! :)

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  3. Oooooh, alla fine hai davvero cominciato il recupero di Nakamura! ^_^
    Io intanto ho visto "The Foreign Duck, the Native Duck and God in a Coin Locker", se dovessi raccontarne la trama sembrerebbe davvero un filmetto, invece non so perchè ma mi ha messo una malinconia incredibile per giorni, e non posso che considerarlo un altro gran bel film di Nakamura.

    Però questo tuo post non posso leggerlo perchè il film mi manca e temo gli spoiler... :P

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    1. Sì, di questo avevo già letto bene in giro e l'avevo recuperato, adesso passo alle altre sue opere, sono rimasta incuriosita da questa visione.
      Non sapevo molto di lui, mi recupero i titoli che hai citato tu (qui e nell'altro post), grazie per i consigli!
      Se guardi Fish Story poi fammi sapere come ti è sembrato.

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    2. Torno in questo post dopo quasi un anno perchè... ebbene sì, sono riuscito a vedere Fish Story! Molto bello, si vede la mano di Takamura nell'uso dei flashback che ti mostrano scene già viste da tutt'altra prospettiva, con effetto "aaaaaaaaaaaah!!!". In realtà devo dire di preferire leggermente "The foreign duck, etc...", un po' perchè affronta il tema dei gaijin, e poi per la storia, secondo me più malinconica e toccante (anche se sicuramente più banale, niente pianeti da salvare!). Ora sono appena tornato dal Far East Film Festival di Udine... nulla che mi abbia colpito particolarmente, però Unsung hero è stata una bella sorpresa... peccato essermi perso Forgive me not, che a quanto pare è uno dei film più amati e odiati degli ultimi anni...
      Ciao^^

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    3. Ciao, bentornato! :)
      Mi fa piacere che il film ti sia piaciuto, io devo ancora recuperare gli altri suoi film, anche se The foreign duck... a questo punto mi incuriosisce proprio, soprattutto per il tema gaijin che per ovvie ragioni mi è abbastanza caro.
      Devo ancora dare un'occhiata ai titoli degni di nota del FEFF di quest'anno, intanto mi segno Unsung hero se vale.
      Grazie per essere ripassato, ciao!

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