24/03/14

Tokyo orizzontale di Laura Imai Messina

Tokyo è davvero una città piena di vita, ma di vita ce n’è troppa e tutta insieme. Milioni di persone tutte concentrate in uno stesso posto che, per quanto grande sia, è sempre e solo uno. L’aria è sempre quella e le cose belle sono anche loro sempre quelle. Sono contate. E si consumano all’istante. Il tempo di afferrarle e sono già svanite.
 
Tokyo OrizzontaleIl mio primo incontro con Tokyo, circa un anno fa, fu molto diverso da come lo immaginavo.  Avevo già vissuto a Kyoto per sei mesi, e quella città immensa era sì Giappone all’ennesima potenza ma comunque, inequivocabilmente, Giappone. L’impatto sarebbe stato certo differente se, arrivando per la prima volta da turista a Narita, fossi sbucata improvvisamente nel caos di Shinjuku e quello fosse stato il mio primo colpo d'occhio sul Sol Levante. La sensazione che mi è rimasta più impressa, invece, è un vago senso di familiarità, che si è acuito nelle mie due visite successive. Tutto era in un certo senso già impresso nella mia memoria, istintivamente sono riuscita a orientarmi subito tra le linee della metro, e ogni luogo che visitavo mi sembrava in qualche modo già noto.

Il celebre incrocio di Shibuya mi lasciò una leggera insoddisfazione, o meglio un senso di sfasamento tra l’aspettativa e la realtà, in tutto simile a quello che provai molti anni or sono davanti a Notre Dame a Parigi: pensavo fosse più grande. Forse erano le persone che risucchiavano coi loro corpi ogni centimetro di spazio. Tuttavia, Shibuya mi ha dato l’impressione di un luogo in cui sentirsi soli, soli veramente, sarebbe estremamente facile. Per Laura (e per la sua protagonista Sara) invece, era proprio il posto in cui andare per sfuggire alla solitudine, per trovare nel contatto coi corpi estranei, pressati contro il proprio, un po’ di quel calore umano di cui è facile sentire la mancanza, a migliaia di chilometri da casa.

Shibuya
Shibuya

La metropoli protagonista di Tokyo orizzontale non sembra quasi la stessa di cui si parla su Giappone mon amour. Mentre sul blog, nato quando il romanzo era in gran parte già stato scritto, Tokyo è il luogo del cuore, i cui difetti passano in secondo piano perché l’amore per lei è troppo, nel libro la città è un po’ amante e un po’ aguzzina, è bella ma sa colpire senza pietà. Forse è l’equilibrio, prima perso e poi ritrovato proprio tra le strade di Shibuya e Shinjuku dall’autrice stessa, la chiave dietro alla differenza di sguardo.

Ci sono periodi in cui quel che siamo non ci basta, e andiamo cercando negli altri quello di cui facciamo difetto. Sopraffatti dalle insicurezze, troviamo conferme della nostra esistenza solo attraverso gli occhi, le mani, il desiderio di qualcun altro. Scioccamente, ci affanniamo nella ricerca di quel sentimento inafferrabile che arriva da solo, quando vuole, e fargli fretta non serve a niente. Non tutti passano per questa fase, ma ci sono passata io tanti anni fa, e credo di poter dire che ci è passata anche l’autrice. Ci si fa un po’ male, ci si manca di rispetto anche, ma le cose che si imparano su se stessi valgono ogni ferita. Una delle conquiste più importanti nella vita è la capacità di essere soli e stare bene lo stesso, ma questo lo si capisce solo molto dopo.

Windows, Tokyo
Dal Tokyo Metropolitan Government Building

La stessa Laura ha raccontato, durante la presentazione del libro, che nelle due protagoniste femminili c’è tanto di lei. Sara e Carmelita sono in una fase inquieta di passaggio, non possono tornare indietro ma hanno troppa fretta di correre avanti, anche a piedi nudi se necessario, inciampando a ogni passo. Si imbatteranno in Hiroshi e Jun, e tra le strade di una Tokyo calda e sensuale, piena di corpi e parole e occasioni di contatto perdute, in tre giorni si giocheranno il tutto per tutto, incoscienti come solo due giovani donne in fuga dai legami del passato possono essere.

Potete seguirle tra la folla, o osservarle dallo Starbucks di Shibuya, cogliendo piccoli scorci di tante vite brulicanti tra le parole accuratamente cesellate di Laura. Dopo, forse, avrete voglia di gettarvi anche voi in strada, ovunque siate, e vivere altrettanto voracemente.

Tokyo orizzontale
Laura Imai Messina
Piemme

12 commenti:

  1. Bel post! Anch'io ho letto il libro di Laura e condivido molte delle tue impressioni. Un dettaglio che mi è molto piaciuto è stato scoprire la vita di piccoli personaggi non importanti per la storia, ma di cui vengono raccontati particolari solo per il fatto di avere incrociato uno dei protagonisti. Mi fa sempre provare un brivido, un'emozione forte, l'idea di sfiorare così tante vite mentre viviamo la nostra. Passare col treno davanti a mille case e immaginare che dentro ognuna c'è qualcuno che non conosceremo mai o che magari incontreremo per chissà quale incastro del destino il giorno dopo mi dà sempre una certa vertigine...

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    1. Ti ringrazio!
      I piccoli scorci sulle vite dei passanti mi hanno ricordato un po' il film Amélie. Hai ragione, questa è una cosa a cui penso raramente, sono sempre così concentrata a osservare i particolari minuti dei paesaggi e degli ambienti che finisco per dimenticare la cosa più importante di tutte, le persone. Ci sarebbe tanto da scoprire anche solo incrociando lo sguardo con qualcuno per caso, per una volta, o scoprendo un sorriso sulle labbra di qualcuno su un treno.

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  2. Ciao Elena! Non ho ancora letto il libro di Laura, ma da quando è uscito ho il desiderio costante di averlo tra le mani al più presto. Questo tuo post ha alimentato ancora di più le mie speranze! Come capisco il sentirsi insicuri e cercare una roccia a cui aggrapparsi negli altri, nel corpo degli altri. Un abbraccio, a presto!

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    1. Ciao, ben ritrovata! Ho comprato il libro il giorno stesso in cui è uscito, ero davvero curiosa di leggerlo e mi ha anche un po' spiazzata, per la differenza di punto di vista sulla città rispetto al blog.
      Le protagoniste secondo me hanno qualcosa che la maggior parte delle persone ha vissuto in qualche modo, per quel che mi riguarda è un lato di me che ora rifiuto, ma non posso cancellare dal passato.
      Un abbraccio a te!

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  3. Non l'ho ancora letto, ma continuo a sentirne parlare e sono curiosa.

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    1. È una lettura scorrevole, in pochi giorni potresti soddisfare la tua curiosità. :)

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  4. Confesso che seguo da diverso tempo il blog dell'autrice con estremo entusiasmo. E' sempre una lettura piacevole, un invito a raggiungere quei posti così amati. Sicuramente dovrò leggere questo romanzo d'esordio (anche se io e gli esordi non siamo mai andati d'accordo, ma una volta tanto osare non fa male)
    :) :) :)

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    1. Lo stile di scrittura è molto simile a quello del blog, mentre l'atmosfera è decisamente diversa. Se sei una follower di lunga data di Giappone mon amour il libro prima o poi dovrà passare sul tuo comodino! :)

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  5. Forse è un po' difficile da comprendere per chi non ha mai vissuto Tokio, però sotto alcuni punti di vista non posso che comparare queste sensazioni a Londra ( tanto per cambiare). Personalmente io ho sempre amato la solitudine,le folle di turisti qui mi soffocano un po', ma quello di cui sento la mancanza ora è un "posto" per me, tutto il resto: i contatti con altre persone, la non-solitudine verranno dopo, quando finalmente avrò trovato quel posto e starò meglio.

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    1. Non sono mai stata a Londra, quindi non saprei dirti se "a sensazione" le due città possano trasmettere qualcosa di simile, ma nel libro c'è qualcosa del sentirsi stranieri lontano da casa, forse vivendo all'estero si può trovare qualcosa in cui rivedersi in un libro che ha per protagoniste due espatriate.
      Credo di capire cosa intendi: prima di tutto bisogna sempre avere una serenità, un angolo seppure piccolo in cui sentirsi a proprio agio, solo dopo arriva la necessità di fare entrare altri in quello spazio.

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  6. Ciao Elena,
    bellissima recensione, condivido pienamente le tue sensazioni e i tuoi pensieri sul romanzo di Laura, una lettura che mi ha molto colpita, soprattutto per le differenze, come tu stessa hai notato, rispetto al blog. E che trasmette proprio quella sensazione di pacificazione che segue un periodo piuttosto turbolento e intenso della propria vita. Non è difficile immedesimarsi in questo, pur vivendo ad altre latitudini e in altri luoghi.

    Tokyo poi per me è casa, non saprei neanche come definire questa sensazione, la mia esperienza nella metropoli non è neppure lontanamente paragonabile a quella vissuta da Laura, ma comunque continuo a sentire Tokyo come un posto che mi appartiene, che percepisco come mio. Forse perché il mio primo impatto in Giappone è stato proprio qui, o forse perché di base ho un carattere e una mentalità "urbana", completamente immersa nella vita cittadina (con le dovute differenze, chiaro, Roma e Tokyo non sono paragonabili in nulla).
    Kyoto è la mia città del cuore, Tokyo la sento casa.
    Ecco, ora mi è tornata una nostalgia pazzesca! :°)

    Un abbraccio forte ^^

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    1. Ciao Dany,
      ti ringrazio tanto!
      Quello che ho trovato particolarmente interessante nel romanzo è proprio che credo possa essere visto come un "prequel" del blog, in un certo senso. Dà anche speranza, in qualche modo, sia dal punto di vista di qualcuno come me, ancora un po' in lotta col Giappone, che a livello più generale.

      Tokyo è uno dei luoghi più difficili da definire in cui sia mai stata. La mia eventuale vita in Giappone la vedo a Kyoto e solo lì, ma in qualche modo sento che la metropoli avrebbe qualcosa da offrirmi che nessun altro luogo al mondo mi darebbe mai. Sono più tipo da città di medie dimensioni, in cui incontrare qualcuno di conosciuto per caso non sia un'eventualità rara, però fin dalla prima visita a Tokyo ho desiderato vivere lì per qualche mese, per scoprire le cose che non si vedono al primo sguardo.
      Siamo in due ad avere addosso la nostalgia, adesso!

      Ti abbraccio tanto.

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