31/03/14

Recensione: Harakiri

Harakiri
切腹 Seppuku
Masaki Kobayashi
Giappone, 1962

Il rōnin Tsugumo Hanshirō si presenta presso il Clan Iyi per chiedere di poter compiere il suicidio rituale nella loro residenza. Dopo che il signore che serviva è caduto in disgrazia, il samurai non ha mezzi di sussistenza né ragione per continuare a vivere, e desidera porre fine alla sua esistenza nella maniera prescritta dal bushidō per preservare il proprio onore.

Masaki Kobayashi colpisce duro fin da subito con scene crudissime che, a più di sessant’anni di distanza, sanno ancora disturbare lo spettatore. Una violenza in bianco e nero senza eccessi o abbellimenti, in grado quasi di trasmettere la sensazione fisica del dolore, tanto reale da farci desiderare una misericordiosa spada a calare sul collo per porre fine allo strazio.

La storia di Hanshirō si dipana poco a poco, come un puzzle i cui pezzi si incastrino uno dopo l’altro svelando solo alla fine il quadro completo, in un film formalmente impeccabile dalla regia misurata, senza vezzi, mai svincolata dalla storia che racconta. Sceneggiatura e fotografia contribuiscono a trasmettere tensione e sfumature emotive dei personaggi, sottolineate da lunghe inquadrature dei volti.

Harakiri

Attenendosi irreprensibilmente al bushidō, il protagonista rivela la falsità di chi continua a percorrere quella via in modo puramente formale all’interno di una società in cambiamento. L’adesione a un codice di onore prestabilito e immutabile è una costante nella cultura giapponese, e proprio questa acritica accettazione, prioritaria rispetto al sentire umano, è il bersaglio di Kobayashi. L’etica dei samurai, tanto spesso celebrata, è il terreno in cui affonda le radici il militarismo di inizio Novecento, da cui conseguirono le mire espansionistiche dell’Impero giapponese e la rovinosa partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale.

Harakiri

Rifacendosi così al passato remoto, Kobayashi fa luce su quello recente e ammonisce riguardo al futuro con uno dei chanbara più belli di sempre.

Voto: 8 1/2

4 commenti:

  1. Bello, mi piacciono questo storie basate su un codice d'onore forzato all'inverosimile. Devo cercarlo (e magari farlo anche vedere alla Dolce Metà, che ultimamente abbiamo visto troppi action americani) :D

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    1. Allora questo fa proprio al caso tuo, sia per l'onore portato alle estreme conseguenze, che come rimedio contro l'eccesso di film action americani! ^^
      Spero ti piacerà!

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  2. E' tanto che non vedo un film giapponese serio, questo mi ispira molto.
    Peraltro a nerdizzare fino in fondo, è perfetto per il gioco di ruolo la leggenda dei 5 anelli, che giocato bene è basato tutto sull'onore esasperato molto al di là dei confini del buonsenso e dell'umanità.

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    1. Questo film è un'ottima occasione per ricominciare allora! :)
      Sui giochi di ruolo sono quasi del tutto a secco di informazioni, però magari ora leggo qualcosa su quello che hai citato, sono curiosa di vedere a cosa porta l'onore se rispettato in modo così rigido.

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