22/03/12

Recensione: AnoHana

Solitamente, dopo la visione di un anime, mi viene voglia di procurarmi le sigle per riascoltarmele a ripetizione. Questa volta, però, è successo l'inverso: dalla opening (Aoi Shiori dei Galileo Galilei) sono arrivata a Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai (letteralmente "Ancora non conosciamo il nome del fiore che abbiamo visto quel giorno", abbreviato in AnoHana).

AnoHana

La morte della piccola Menma segna l'infanzia dei suoi compagni di giochi. Anni dopo l'incidente l'ormai adolescente Jintan, ex leader che nel frattempo è diventato un hikikomori, inizia a vedere il fantasma dell'amica, tornata perché vuole che un suo desiderio sia realizzato. Il ragazzo cerca così di riunire il gruppo, ormai sciolto da tempo, per aiutarla.

Va detto subito che questo anime ha alcuni evidenti difetti: le relazioni tra i personaggi sono piuttosto chiare fin dall'inizio e già dalla prima puntata è facile intuire chi-ama-chi; inoltre a molti i sentimenti dei protagonisti potranno risultare parecchio forzati e anche inverosimili. Soprattutto, scorrono lacrime a fiumi (di tutti, sempre) e si cerca evidentemente di creare un senso di empatia nello spettatore con mezzi facili e ricattatori: impossibile non commuoversi almeno una volta durante la visione di un'opera ideata appositamente per toccare certe corde.

AnoHana

Menzionate le note dolenti, posso procedere senza sensi di colpa.
A me AnoHana è piaciuto, e molto. Di certo aiuta il fatto che tecnicamente siamo davanti a un lavoro indubbiamente sopra la media, in cui regia, character design, fondali e colonna sonora splendidi si uniscono armoniosamente con risultati che non possono lasciare indifferenti.
Non faccio troppa fatica a passare sopra ai difetti nella sceneggiatura: non trovo assurdo che persone segnate in così tenera età da un evento traumatico possano mantenerne vivo il ricordo al punto da non riuscire ad andare avanti con le proprie vite, rimanendo imprigionati in quell'attimo cristallizzato e portandosi dietro sentimenti nati durante l'infanzia. Quella che a molti è parsa una totale assurdità per me è soltanto una comprensibile enfatizzazione, giustificata dalla necessità di infondere più pathos alla vicenda.

AnoHana coinvolge dal primo istante grazie a personaggi ben delineati, ognuno caratterizzato in maniera precisa, a cui ci si affeziona con facilità. La narrazione scorre spedita, senza dare mai il tempo di annoiarsi; sarebbe anzi stato meglio aggiungere qualche puntata per approfondire le molte situazioni legate a personaggi secondari aperte e richiuse frettolosamente e per concludere la serie in maniera meno abbozzata. Nonostante queste razionali perplessità, però, l'ultima scena farà sciogliere tutti come ghiaccioli sotto il sole estivo, e questa è precisamente la ragione per cui consiglio spassionatamente la visione di una serie ruffiana, certo, ma non per questo meno toccante. Dopo aver ascoltato per l'ultima volta la straziante, bellissima ending, mi sono sentita un po' sola, come se avessi salutato per sempre dei cari amici.

AnoHana

8 commenti:

  1. Molto spesso mi sento così alla fine di un libro: come svuotata di una parte di me che è rimasta tra le pagine.

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    1. Anche a me, forse per i film meno perché non si ha troppo tempo per legarsi ai personaggi. Comunque quando dopo una lettura o visione mi sento così vuol dire che ne valeva la pena.

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  2. Risposte
    1. Ho letto pareri discordanti a riguardo, quindi non te lo consiglierei a scatola chiusa, dipende molto dal tuo gusto personale.

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  3. Al momento non è fra le mie corde, in futuro magari....

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    1. Lo consiglierei solo a qualcuno proprio di buon umore, altrimenti rischia di deprimere troppo.

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  4. Ho letto tantissime recensioni su questa serie e devo dire che per ora nessuna mi ha convinta al 100%. Prima o poi lo guarderò (ma non ora).

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    1. Conoscendo un po' i tuoi gusti forse non è il tuo genere, troppi pianti a ogni puntata. A me è piaciuto come visione di pancia, senza analizzarlo troppo razionalmente.

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