[English version below]
Un post veloce, scritto sull'autobus mentre rientro dall'evento BAFTA A Life in Pictures: Johnnie To.
Per me i film di Johnnie To sono stati prima una folgorazione da occhi sgranati e sorriso scemo, e poi durante un periodo particolarmente complesso hanno fatto da lenitivo a tante cose. Nei giorni peggiori, e solo in quelli, mi dicevo: “Oggi mi merito un film di Johnnie To”. Erano più di una consolazione, erano in grado di farmi staccare da me stessa e dimenticare tutto. Erano estasi pura.
Trovarmi davanti lui in persona è stata la realizzazione di un desiderio che consideravo talmente lontano da non aver nemmeno mai avuto il coraggio di esprimerlo.
Certo le domande dell’intervistatore, che aveva fatto il compitino di guardare i film ma non era un esperto delle dinamiche dei film di Hong Kong, lasciavano a desiderare. Aveva imparato la pappardella che nei film di To non è tutto bianche e nero, ma non gli è venuto proprio in mente che quei grigi siano rappresentazione della vita reale e la conversazione con il regista ne ha risentito.
Ma chi se ne importa, alla fine. Quell’uomo dai movimenti nervosi che rispondeva malvolentieri a domande mal poste è lo stesso che mi ha fatta cadere ai suoi piedi con le sfumature di rossi e blu di A Hero Never Dies, un film in cui anche gli uomini morti si vendicano. E quelle incredibili nuvole di sangue di Exiled! E i suoi attori (Anthony Wong!), che spesso e volentieri fa recitare senza sceneggiatura e non sbagliano comunque un colpo.
Londra è difficile e diffidente, quasi ostile alle volte, ma basta scavare e mi regala cose come questa. Non c’è stata quella scintilla che mi ha scottata in Giappone, ma ho intenzione di succhiarle fuori ogni singola goccia di quello che ha da offrirmi. Ma di questo riparlerò un altro giorno.
English:
A quick post I’m writing on the bus, on my way home from the event BAFTA A Life in Pictures: Johnnie To.
At first Johnnie To’s movies were a folgoration that left me with eyes wide open and a silly smile on my face. Then, during tough times, they were a medicine for so many things. In the hardest days – only in the very hardest days – I used to tell myself: “I deserve a Johnnie To movie today”. They were more than consolation, they could separate me from myself and made me forget everything. They were pure pleasure.
For me seeing him in person was the fulfillment of a desire so far away from reality I never even had the courage to express it.
Sure, the interviewer’s questions were not so good: despite having watched many of the movies directed by To, he showed very limited understanding of the general dynamics of Hong Kong cinema. He did learn by heart that things are not just black or white in To’s works, but he didn’t think for a moment that those greys are a mirror of reality.
Well, who cares anyway. That man moving nervously, answering reluctantly to badly posed questions is the same man that made me fall head over feet with the red and blue hues of A Hero Never Dies, a movie where dead men can get revenge too. And those incredible clouds of blood in Exiled! And “his” actors (Anthony Wong!), that he often put in front of the camera without a script, and still always get it right.
London is difficult and diffident, sometimes hostile, but digging deep enough it gives me these kind of experiences. It didn’t click like it happened with Japan, but I’m firmly intentioned to suck every single drop of what it has to offer out of it. I’ll talk about it some other time, though.
Io non lo conosco se non attraverso di te, ma sono contentissima che tu abbia incontrato un tuo mito!
RispondiEliminaGrazie! :)
EliminaCome ti dicevo, ognuno si costruisce la propria Londra. :-)
RispondiEliminaHai ragione, la sensazione è esattamente quella.
EliminaPeccato per l'intervistatore poco preparato, ma che mito lui!
RispondiEliminaSono contenta per te ^^
Grazie! Lui ha proprio un posto speciale nel mio cuore, insieme a pochi altri registi.
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