È passato più di un anno dall’ultimo post su questo blog, un anno durante il quale ho pensato tante volte di riprenderlo in mano, ma poi qualcosa mi ha sempre frenata.
La mia vita nel 2016 non è stata legata al Giappone come negli anni precedenti, a esclusione di due risultati di cui sono fiera: a fine gennaio ho saputo di aver passato il livello N1 del JLPT, e a settembre ho rinnovato e dato nuova vita al Genji monogatari blog, che potete ora trovare su genji-monogatari.com. Si tratta di un progetto a cui tengo tanto, un sito interamente dedicato alla Storia di Genji, il primo romanzo giapponese scritto dalla dama di corte Murasaki Shikibu nel periodo Heian.
Mi manca scrivere e condividere, come succede quando si ha un blog, ma non sento più di voler consacrare tutte le mie energie soltanto al Giappone, e non penso di avere abbastanza cose da dire a riguardo per tenere in vita questo spazio. Per questo, l’avventura di Nihon: almost a love story finisce qui, almeno per ora. La pagina Facebook invece rimane, e a breve tornerà più attiva.
Da oggi mi potete trovare su Hitoritabi.it, un blog in cui traslocherò parte dei contenuti che ho scritto qui, e in cui accanto al Giappone e al giapponese scriverò di vita all’estero, studio delle lingue, e altro ancora. Date un’occhiata, se vi va, sarei più che felice di ritrovarvi dall’altra parte.
Grazie di cuore per avermi seguita in questi anni, per le tante volte in cui mi avete scritto parole di conforto nei momenti difficili del mio viaggio, per aver tifato per me e per aver apprezzato questo mio piccolo angolo.
Vi auguro un 2017 pieno di felicità e soddisfazioni, e a rileggerci presto!
Elena
02/01/17
30/11/15
Consigli di studio per il JLPT / JLPT study tips
Mini guida per persone impegnate / A little guide for busy people
[English version below]
Con il JLPT alle porte vorrei darvi alcuni consigli basati sulla mia esperienza di questi mesi, in cui mi sono dovuta ritagliare i momenti per lo studio tra lavoro a tempo pieno e una vita sociale a cui giustamente non ho voluto rinunciare. Badate bene: mesi! Non sottovalutate il test e, soprattutto se non avete la possibilità di studiare a tempo pieno, non sperate di potervi preparare in qualche settimana affannata.
[English version below]
Con il JLPT alle porte vorrei darvi alcuni consigli basati sulla mia esperienza di questi mesi, in cui mi sono dovuta ritagliare i momenti per lo studio tra lavoro a tempo pieno e una vita sociale a cui giustamente non ho voluto rinunciare. Badate bene: mesi! Non sottovalutate il test e, soprattutto se non avete la possibilità di studiare a tempo pieno, non sperate di potervi preparare in qualche settimana affannata.
11/10/15
Tornare // Going back
[English version below]
Sono tornata in Italia per qualche giorno alla fine di settembre. Da qui è facile, un viaggio in aereo di due ore passa in un attimo. Sono i miei sentimenti a essere complicati, perché non so più come usare la parola tornare.
Da tre anni, con qualche breve pausa, vivo all’estero. La mia vita è un’altra vita rispetto a quella che avevo prima di partire per Kyoto, non mi sono lasciata dietro quasi nulla. Nella casa dei miei genitori ci sono ancora tante delle mie cose, ma i miei vestiti sono a Londra e la sensazione di non abitare più lì è forte.
Sono tornata in Italia per qualche giorno alla fine di settembre. Da qui è facile, un viaggio in aereo di due ore passa in un attimo. Sono i miei sentimenti a essere complicati, perché non so più come usare la parola tornare.
Da tre anni, con qualche breve pausa, vivo all’estero. La mia vita è un’altra vita rispetto a quella che avevo prima di partire per Kyoto, non mi sono lasciata dietro quasi nulla. Nella casa dei miei genitori ci sono ancora tante delle mie cose, ma i miei vestiti sono a Londra e la sensazione di non abitare più lì è forte.
28/09/15
Japan Matsuri e altre storie // Japan Matsuri and other tales
[English version below]
Quando si aspetta qualcosa con molta impazienza capita poi che in un secondo scivoli via, puf, finito.
Era una bella giornata calda, assolata, di quelle che Londra aspetta per riversarsi nelle strade ad assorbire ogni goccia di luce. Daga e io, lei in kimono e io vestita da ninja (sotto il costume da eisa dovevamo portare solo abiti neri), facciamo la fila per il nostro agognato okonomiyaki. Incontriamo gli altri membri di Sanshinkai prima di trovarci nel backstage, il piccolo Kaito come sempre ride e fa ciao con le manine, noi ragazze siamo un po’ nervose. C’è davvero tanta gente.
Indossiamo i costumi, ci facciamo un sacco di foto, le ultime prove e in un attimo siamo sul palco in Trafalgar Square davanti a diecimila persone o forse di più. A quel punto non c’è più spazio per l’agitazione, i piccoli errori non contano e l’importante è divertirsi e metterci tutta l’energia possibile. Chi l’avrebbe mai detto che nella vita mi sarei esibita davanti a migliaia di persone in una delle piazze più famose di Londra. Chissà quante altre sorprese mi aspettano da ora in poi?
Quando si aspetta qualcosa con molta impazienza capita poi che in un secondo scivoli via, puf, finito.
Era una bella giornata calda, assolata, di quelle che Londra aspetta per riversarsi nelle strade ad assorbire ogni goccia di luce. Daga e io, lei in kimono e io vestita da ninja (sotto il costume da eisa dovevamo portare solo abiti neri), facciamo la fila per il nostro agognato okonomiyaki. Incontriamo gli altri membri di Sanshinkai prima di trovarci nel backstage, il piccolo Kaito come sempre ride e fa ciao con le manine, noi ragazze siamo un po’ nervose. C’è davvero tanta gente.
Indossiamo i costumi, ci facciamo un sacco di foto, le ultime prove e in un attimo siamo sul palco in Trafalgar Square davanti a diecimila persone o forse di più. A quel punto non c’è più spazio per l’agitazione, i piccoli errori non contano e l’importante è divertirsi e metterci tutta l’energia possibile. Chi l’avrebbe mai detto che nella vita mi sarei esibita davanti a migliaia di persone in una delle piazze più famose di Londra. Chissà quante altre sorprese mi aspettano da ora in poi?
08/09/15
Giappone a Londra // Japan in London: London Okinawa Sanshinkai
[English version below]
Ero arrivata da poco, era la fine di giugno e il tempo era grigio e noioso. Mi sentivo sola e non sapevo ancora bene cosa ci facessi qui. Cercando eventi giapponesi con poca convinzione mi imbattei per caso nel sito dell’Okinawa Day che, per una fortunata coincidenza, si sarebbe tenuto proprio il giorno successivo. Ma tutto questo ve l’ho già raccontato.
Il bello però viene dopo. Dall’iniziale, vaga fascinazione per quella musica, dalla curiosità di sapere come sarebbe muoversi al ritmo di quei tamburi, una sconosciuta fame di nuove esperienze mi ha spinta a una decisione perentoria: volevo entrare in quel gruppo. C’era qualcosa.
Ero arrivata da poco, era la fine di giugno e il tempo era grigio e noioso. Mi sentivo sola e non sapevo ancora bene cosa ci facessi qui. Cercando eventi giapponesi con poca convinzione mi imbattei per caso nel sito dell’Okinawa Day che, per una fortunata coincidenza, si sarebbe tenuto proprio il giorno successivo. Ma tutto questo ve l’ho già raccontato.
Il bello però viene dopo. Dall’iniziale, vaga fascinazione per quella musica, dalla curiosità di sapere come sarebbe muoversi al ritmo di quei tamburi, una sconosciuta fame di nuove esperienze mi ha spinta a una decisione perentoria: volevo entrare in quel gruppo. C’era qualcosa.
04/09/15
Giappone a Londra // Japan in London: Karaoke Epoc
[English version below]
Tra tutte le cose che mi mancano del Giappone sarebbe ingiusto non menzionare il karaoke. Quel senso di libertà che si prova a cantare a squarciagola rendendosi ridicoli davanti agli amici, ma al sicuro nella stanzetta che avete riservato e non in un bar di fronte a decine di sconosciuti, è uno dei primi ricordi felici che ho di Kyoto.
Quando mi hanno invitata a una serata tra ragazze al Karaoke Epoc a Soho sono stata doppiamente contenta: per il karaoke, e perché nemmeno mi ricordo più quando è stata l’ultima volta che sono uscita con un gruppo di amiche.
Il Karaoke Epoc non è luccicante come il mio amato Rainbow a Kyoto, ma per circa dieci sterline a testa ci si può sbizzarrire per due ore con un repertorio che va dall’immancabile sigla di Evangelion alle Spice Girls, passando per la musica dei Begin da Okinawa. Un paio di microfoni, il telecomando per la scelta delle canzoni (rigorosamente in giapponese), e in borsa scorte di cibo e bevande comprate al vicino Japan Centre: eccovi dall’altra parte del mondo senza dover passare dall’aeroporto!
Tra tutte le cose che mi mancano del Giappone sarebbe ingiusto non menzionare il karaoke. Quel senso di libertà che si prova a cantare a squarciagola rendendosi ridicoli davanti agli amici, ma al sicuro nella stanzetta che avete riservato e non in un bar di fronte a decine di sconosciuti, è uno dei primi ricordi felici che ho di Kyoto.
Quando mi hanno invitata a una serata tra ragazze al Karaoke Epoc a Soho sono stata doppiamente contenta: per il karaoke, e perché nemmeno mi ricordo più quando è stata l’ultima volta che sono uscita con un gruppo di amiche.
Il Karaoke Epoc non è luccicante come il mio amato Rainbow a Kyoto, ma per circa dieci sterline a testa ci si può sbizzarrire per due ore con un repertorio che va dall’immancabile sigla di Evangelion alle Spice Girls, passando per la musica dei Begin da Okinawa. Un paio di microfoni, il telecomando per la scelta delle canzoni (rigorosamente in giapponese), e in borsa scorte di cibo e bevande comprate al vicino Japan Centre: eccovi dall’altra parte del mondo senza dover passare dall’aeroporto!
25/08/15
Nel frattempo a Londra… // Meanwhile in London…
[English version below]
C’è una ragione dietro alla mia latitanza, eh. Andiamo con ordine.
Per un paio di mesi ho vissuto serenamente in questo appartamento un po’ sgangherato vicino a New Cross Gate, con una coinquilina rispettosa dei miei spazi e due gatti che attentano continuamente alla vita della mia già malandata pianta di basilico. La padrona di casa è una regista e non sta spesso a Londra, ma in quattro giorni di permanenza è riuscita a mandare all’aria la mia preziosa routine e, dichiarando che da fine settembre potrebbe trasferirsi qui in pianta stabile, a farmi decidere che è tempo di cambiare aria. Anche se gli anni all’estero mi hanno resa molto più tollerante e paziente ho ancora bisogno di sapere che il posto che chiamo “casa” è sicuro, che se la mattina devo svegliarmi alle 6 per andare a lavorare non ci saranno persone che sbraitano e fumano in salotto fino all’una, che la padrona di casa non darà le chiavi a qualche suo conoscente che è rimasto senza un tetto con un tempismo ineccepibile. Quindi, con contratto comunque in scadenza a settembre, mi immergo di nuovo tra gli annunci su spareroom.
C’è una ragione dietro alla mia latitanza, eh. Andiamo con ordine.
Per un paio di mesi ho vissuto serenamente in questo appartamento un po’ sgangherato vicino a New Cross Gate, con una coinquilina rispettosa dei miei spazi e due gatti che attentano continuamente alla vita della mia già malandata pianta di basilico. La padrona di casa è una regista e non sta spesso a Londra, ma in quattro giorni di permanenza è riuscita a mandare all’aria la mia preziosa routine e, dichiarando che da fine settembre potrebbe trasferirsi qui in pianta stabile, a farmi decidere che è tempo di cambiare aria. Anche se gli anni all’estero mi hanno resa molto più tollerante e paziente ho ancora bisogno di sapere che il posto che chiamo “casa” è sicuro, che se la mattina devo svegliarmi alle 6 per andare a lavorare non ci saranno persone che sbraitano e fumano in salotto fino all’una, che la padrona di casa non darà le chiavi a qualche suo conoscente che è rimasto senza un tetto con un tempismo ineccepibile. Quindi, con contratto comunque in scadenza a settembre, mi immergo di nuovo tra gli annunci su spareroom.
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