La sagoma di San Luca |
Non so se i kyotesi provino la stessa cosa per la Kyoto Tower, ma ogni volta che uscivo dalla stazione e riconoscevo la sua goffa sagoma, che grida Anni ’60 da ogni bullone, per me era come vedere San Luca.
Gli ultimi mesi sono stati pieni di spaesamento. Spesso mi chiedo che cosa sia il luogo che chiamiamo casa, o meglio quale dovrebbe essere il posto da scegliere come casa.
Kyoto, ormai lo sapete pure troppo bene, per me continua a essere patria del cuore. Non posso fare a meno di chiedermi, però, se sia la città in sé o, più realisticamente, quello che ho vissuto lì. Ho conosciuto amici che sono stati molto più di quello, diventando una seconda famiglia. Avevo un luogo in cui rifugiarmi nei momenti di bisogno e ho ricevuto una quantità di amore incondizionato che mi ha fatta sentire costantemente al sicuro da tutto. Farò nuove conoscenze, non ne dubito, ma non sarà mai più lo stesso.
Il concetto di appartenenza è certamente soggettivo. Ci sono persone che non si sognerebbero mai di allontanarsi dalla propria famiglia, dai legami che ci si porta dietro fin dalla nascita, per cui casa è e sarà sempre il luogo in cui i genitori e i nonni prima di loro hanno costruito le fondamenta della loro vita. È un’idea rassicurante, confortevole, ma non mi appartiene.
C’è chi si sposta per mancanza di alternative, o per seguire un’opportunità, con un approccio molto pratico che un po’ invidio e forse prima o poi, controvoglia, dovrò adottare anche io.
Con Dan, Pontus e Maria. Casa. |
Esiste poi, non per tutti, un luogo d’elezione che occuperà sempre una parte importante di noi, anche se difficilmente saremo in grado di spiegare il perché. C’è un elemento di idealizzazione, è indubbio, ma c’è anche qualcosa che rimane nonostante i disagi e le difficoltà, una nostalgia perenne ogni volta che si è lontani, come quella degli innamorati. In qualunque altro posto viva, il mal di Giappone non mi abbandonerà mai. Non sono così ingenua da pensare che mi basterà abitare là per essere felice. Piuttosto, forse non sarò più felice di quel sentimento così perfetto e completo né là né altrove, proprio come accade con la fine di un grande amore. Non si torna indietro, ma la distanza fa male.
Uji, il luogo dove il mio cuore è sempre in pace |
A 28 anni ancora non so dove metterò radici, se mai le metterò. Non so se farò pace con i miei portici, se la città dei mille templi saprà ancora darmi quella gioia smisurata, o se circostanze impreviste mi porteranno dove non immagino. Seguirei la felicità ovunque, se solo fossi certa di non sbagliare ancora strada.
Se vi dico “casa”, voi cosa rispondete?
La cuspide del duomo che si vede da lontano quando si arriva ad Arezzo...è diventata casa anche per Yumi, ma sono un paio di anni che dopo tanto ho ricominciato a dubitare di testardi per sempre...vorrei il mare. :-)
RispondiEliminaNelle nostre città il ritorno è ancora segnato dalla vista di edifici antichi, chiese, trovo che sia una bella cosa. Anche vivere vicino al mare deve essere splendido però, se arriva il richiamo bisognerà seguirlo! :)
EliminaEh.. Non è facile! Per alcuni la casa è in un posto che si sono scelti, per altri è quello in cui sono nati, altri ancora hanno l'esigenza di non mettere mai radici e semplicemente viaggiare da un posto all'altro.
RispondiEliminaPer me, personalmente, è l'aria e la terra della mia campagna, un'aria secca e una terra asciutta sulla quale vorrei sdraiarmi e inalarne il profumo. È qualcosa che è sempre dentro di me, ma a cui avrei sempre bisogno di ricongiungermi... Di tanto in tanto :-)
Infatti, anche per me è complesso capire quale sia il posto in cui cercare di stabilirmi, per il momento forse non sono pronta a mettere radici.
EliminaCon le tue parole me l'hai fatta quasi respirare l'aria della tua campagna, riesco a immaginare la luce, l'atmosfera... spero che tu trovi presto un luogo in cui sentirti così anche a Londra!
Io sento di essere tornata a casa quando nonostante la malinconia che mi accompagna sempre durante il viaggio di ritorno quando passo di fianco al Parco della Pellerina (che significa che sono quasi arrivata a casa) penso che alla fine amo la mia città.
RispondiEliminaHo invece sensazioni di familiarità in altri posti, che spesso mi confondono e mi fanno sentire a casa anche se casa non è. Mi succede quando ritorno in un luogo che ho tanto amato (a Tokyo è stato così) o che non vedo da anni.
L'unico posto però dove ho l'irrazionale sensazione d'averci vissuto qualche vita fa è l'Egitto. La prima volta che ci ho messo piede ho avuto una sorta di deja vu, e se chiudo gli occhi sento l'odore forte della terra bollente e il salato del mare.
(Forse è solo la conferma del fatto che sono una noiosa e inguaribile romantica).
Credo sia molto importante, alla fine di un viaggio e nonostante la tristezza inevitabile, quel briciolo di gioia che si prova nel sentirsi finalmente a casa. Vivere in un posto che non si ama è un grosso ostacolo alla felicità, temo.
EliminaTokyo dà a tanti quella sensazione di intimità in un certo senso, chissà se è perché l'abbiamo vista in mille modi prima di andarci realmente, o se si tratta di una qualità propria della città in sé.
La sensazione che hai provato in Egitto deve essere stata bellissima, non ho mai vissuto nulla di simile.
Sei sicuramente una romantica inguaribile (ed è una cosa bellissima di te), ma noiosa mai. :)
Appena tornata da due settimane di Giappone trovo questo post, davvero bello e ricco di suggestioni e di riflessioni. Cos' è casa? Domanda davvero difficile e che per me non ha una sola risposta.
RispondiEliminaCasa è prima di tutto casa mia, quella che ho scelto, arredato, quella in cui vivo tutti i giorni, il lettone in cui mi rilasso a fine giornata, la mia tana insomma.
Ma casa è anche il mare, il mio mare, quello che quando torno e lo vedo mi si allarga il cuore, con le colline che finiscono a picco sul mare, con gli scorci che in alcuni punti sembrano il Giappone, che ti aspetti di vedere spuntare da un momento all'altro un tempio.
E poi per me casa è il Giappone, ma soprattutto la metropolitana di Tokyo. Lo so, sembra strano che un posto così poco "confortevole" e poco privato possa far sentire a casa ma per me è così. Quando ho in mano la cartina con tutte le linee colorate mi sento felice, come un bambino con il suo giocattolone nuovo. Mi rilasso e mi sento a casa. È come se avessi il mio mondo in mano, un po come audrey hepburn in colazione da Tiffany, non può succedere niente di brutto. :)
Bentornata!
EliminaHai ragione, il nido arredato con le proprie mani è sicuramente un luogo in cui sentirsi al riparo da tutto, soprattutto alla fine di una lunga giornata.
Però c'è anche tanto altro. I commenti a questo post mi hanno impresso nella mente tanti luoghi diversi, che non ho mai visto ma mi sembra di conoscere un po' grazie alle vostre parole, adesso. Mi immagino il tuo mare, la gioia che provi quando ci arrivi, e mi sento un po' a casa anche io.
La metropolitana di Tokyo, sembrerà strano, ma è un luogo che anche per me è stato da subito "familiare". A volte ne provo quasi nostalgia.
E che bella la citazione da Colazione da Tiffany, è proprio vero, ci sono luoghi in cui non può succedere niente di brutto!
Rispondo: dovunque io mi senta a mio agio.
RispondiEliminaGià trovare un luogo in cui sentirsi completamente a proprio agio è una bella conquista!
EliminaBellissimo post Elena, e domanda a cui non è facile dare una risposta, almeno non per tutti.
RispondiEliminaCasa per me, comunque e nonostante tutto, è Roma, il luogo in cui sono nata e cresciuta, e anche se a volte "litighiamo", anche se spesso vorrei essere ovunque tranne qui, penso che oggi come oggi non potrei vivere da nessun'altra parte, ormai le radici sono qui e sono felice così. Diciamo che sono riuscita a trovare la mia dimensione e il mio "compromesso", sicuramente agevolata da un punto di vista lavorativo (anche se poi la vita con i giapponesi non è proprio rosa e fiori, ma non pensiamoci!)
Prima non era così, e anche per questo su certi aspetti non sento di avere una sola casa: casa per me è Venezia, dove non sono stata a lungo ma dove mi sono sentita subito a mio agio, casa è Tokyo, un altro posto con cui ho litigato e poi mi sono riappacificata, complice devo dire il mio ultimo viaggio, poi ci sono piccoli pezzi di me sparsi un po' giro (anche se poi non sono questa super viaggiatrice, se paragonata ad altre persone ^^).
Alla fine, io ho scelto di restare qui per diversi motivi, sentimentali in primis, ma anche opportunità, affetti e altre cose che so che, altrove, mi sarebbero mancate troppo. E va bene così ma è un processo sui cui ho lavorato e a cui sono arrivata negli ultimi anni.
Ma quel concetto di appartenenza è un sentimento che ben conosco e che per la mia esperienza non è necessariamente legato a un luogo, ma una determinata situazione o momento, o almeno per me è stato così, un momento e un lavoro in cui, per la prima e unica volta, mi sono sentita come se quello fosse il mio posto, circondata da persone con cui mi sono subito trovata sulla stessa lunghezza d'onda, colleghe prima, e poi amiche, ancora oggi, un periodo della mia vita di cui continuo a sentire la mancanza, nonostante quanto di bello sia venuto dopo. (perché per fortuna le cose belle capitano, anche dopo e anche se non ci conti più).
E sono sicura che una persona forte e determinata come te troverà la sua strada, anche se non sarà come quella appena battuta, sarà diversa ma comunque sarà la tua, e sono sicura sarà bellissima! :)
Insomma, ho scritto un papiro un po' confusionario, ma spero che il messaggio sia arrivato! ^^
Un abbraccio!
Grazie per il commento lungo e bellissimo!
EliminaTrovare un equilibrio in un luogo, che non potrà mai essere comunque perfetto ma è "giusto" come per te è Roma, credo sia una conquista non da poco. Se ci si arriva dopo tante prove e litigi con la città, è anche un modo per conoscere meglio se stessi, i propri bisogni e le proprie priorità.
Avere tante città da poter chiamare "casa", almeno a livello sentimentale, di sicuro arricchisce. Se da un lato quei luoghi ci mancheranno sempre, dall'altro avremo tanti posti nel mondo a cui tornare.
Leggere tra le tue parole una scelta consapevole, ragionata, e che ti ha resa felice, mi dà speranza e provo molta stima per te, perché sento che non ti sei lasciata trascinare dagli eventi ma, come dici tu, hai lavorato su te stessa e sul tuo futuro per arrivare a questa serenità. Con un po' di tempo e pazienza, è proprio lì che vorrei giungere anche io.
Sono le situazioni e le persone, è vero, a dirci che in un momento specifico apparteniamo a un luogo, ma per fortuna le persone che contano, anche quando il momento passa, rimangono.
Ti ringrazio davvero tanto per le tue parole, mi hanno commossa e incoraggiata a guardare avanti in attesa delle nuove cose belle che mi aspettano, da qualche parte. O meglio, a muovermi nella loro direzione, senza attenderle passivamente.
Ti abbraccio tanto.