SPOILER ALERT: contiene anticipazioni sulla trama
I racconti della luna pallida d'agosto
(Ugetsu monogatari 雨月物語)
Kenji Mizoguchi
Giappone, 1953
Genere: Drammatico
Durata: 94'
Tratto da due racconti dell'omonima raccolta di Ueda Akinari e da alcuni racconti brevi di Guy de Maupassant.
Giappone, XVI secolo. Mentre imperversano le guerre feudali nel villaggio di Omi il vasaio Genjurô sogna di diventare ricco grazie al suo lavoro, in cui è aiutato dalla devota moglie Miyagi e dal figlioletto. Suo cognato Tobei, nonostante gli ammonimenti della consorte Oharu, desidera ardentemente diventare un samurai. Dopo l'occupazione del villaggio da parte di una milizia i due uomini decidono di cercare fortuna altrove; partono così in barca insieme ad Oharu, lasciando Miyagi e il bambino con la promessa di tornare presto. Genjurô finirà però tra le braccia della misteriosa principessa Wakasa - che si rivela poi essere un fantasma, mentre Tobei riuscirà a farsi riconoscere come guerriero usando l'inganno. Il loro tardivo ritorno sarà causa della disgrazia delle fedeli mogli.
È la sciocca ambizione e la cieca avidità dei due uomini l'apparente motore di questo film, in cui le donne subiscono il destino imposto loro dalle scelte dei mariti nell'impossibilità di contrastarne la volontà. Ad uno sguardo più attento, però, sono queste ultime le vere protagoniste della vicenda: la totale fedeltà ai compagni, nelle azioni come nei sentimenti, sarà la loro rovina ma non per questo causa di pentimento. Nonostante il loro sguardo, più lucido e razionale, colga l'errore degli uomini, non li privano mai della devozione e dell'appoggio incondizionato richiesto ad una compagna. Quando cade l'illusione e Tobei e Genjurô tornano finalmente sulla retta via le donne, ognuna a modo suo, saranno ancora pronte ad aprire il proprio cuore.
Mizoguchi, che insieme a Kurosawa e Ozū è stato uno dei primi registi giapponesi conosciuti ed apprezzati in occidente, dirige un film stilisticamente impeccabile e profondamente toccante, evidenziando nell'oppressione della donna uno dei temi a lui più vicini.
La figura del fantasma come liberazione dai vincoli materiali della condizione femminile è spesso presente nella cultura letteraria giapponese, a far da contraltare alle molte storie di ingiustizia e repressione nei confronti delle donne: solo dopo la morte si affrancano finalmente dalle catene imposte loro dal volere dell'uomo e possono agire secondo il proprio desiderio.
Voto: 8 1/2
Quanti spunti interessanti!! Segno anche questo :)))
RispondiEliminaChe visione impegnativa... è così che passi il tempo libero pre-laurea?! ^^ Prenderò nota di questo film ^^
RispondiElimina@ Nega: questo film merita veramente!
RispondiElimina@ Canos: magari tempo libero, di solito i film me li concedo la sera prima di dormire. Se lo vedi aspetto di leggere una tua recensione!
Mai visto, sembra carino, e apprezzo particolarmente l'interpretazione femminista.
RispondiElimina@ Piperita Patty: te lo consiglio decisamente, soprattutto perché so che apprezzi questo genere di tematiche.
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